Vergogna – profondo e amaro turbamento interiore che ci assale quando ci rendiamo conto di aver agito o parlato in maniera riprovevole o disonorevole (Devoto Oli -Dizionario della lingua italiana- Le Monnier).
Questo è uno dei sentimenti più in voga negli ultimi anni, ha avuto un vero e proprio boom con l’ascesa al potere del precedente premier. Egli ha fatto di tutto e di più per tenere alto il rating di questo sentimento, dalle barzellette sui malati di Aids ai cucù alla Merkel, dall’abbronzatura di Obama alle corna in foto ufficiali e tanto altro ancora. Qualsiasi organo di informazione, escluso il Tg1 di Minzolini, sito o blog ha un ricco archivio di barzellette, bugie, gaffes e pseudo scherzi che hanno fatto dell’Italia un paese inattendibile perché tale era il presidente del consiglio (rigorosamente minuscolo) e lo era al punto che per il suo governo si è anche coniata la nuova parola mignottocrazia. Il sentimento di vergogna è stato tanto forte che più di uno ha sentito il dovere di chiedere scusa all’universo mondo.
Vergogna che torna prepotentemente alla ribalta dopo l’omicidio degli emigranti senegalesi in quel di Firenze. Tutti a stracciarsi, simbolicamente perché di più non si è in grado e non si vuole fare, le vesti per “l’inspiegabile” gesto.
E qui entra in ballo la memoria corta degli italiani. Se non sbaglio è l’arteriosclerosi che lascia intatta la memoria antica e distrugge la breve e, quindi, gli italiani hanno già dimenticato Rosarno, Casal di Principe, Jerry Masslo e i tanti caduti in questa guerra di civiltà. Hanno dimenticato i buu a Balotelli e le banane a diversi calciatori, hanno dimenticato che esagitati tifosi hanno impedito a squadre di calcio di tesserare giocatori di colore o di religione ebraica. Guardatevi intorno quando salite su un mezzo pubblico e vi accorgerete che qualche posto libero si trova sempre. L’italiano non siede vicino al nero perché “Non è che puzzano però …” e nemmeno accanto al rumeno o all’albanese chissà per quale motivo per non parlare degli zingari coacervo di tutti i mali. E tra gli stranieri stessi vigono preconcetti e razzismi che spingono una etnia ad evitarne un’altra anche qui dove sono tutti stranieri. E potremmo andare avanti per molte, sicuramente troppe, righe, riempirle di nomi, di date e di fatti fino ad arrivare a quelli che personalmente chiamo i “piccoli razzismi quotidiani” di cui ognuno di noi, volente o nolente, si macchia. Ma il concetto portante chi vuole lo ha capito e lo capirà. E come al solito c’è chi minimizza, chi vuol ridurre tutto al gesto di un povero depresso come se questa malattia fosse in grado di giustificare qualsiasi malefatta. E c’è anche qualche campione della pseudo-sinistra che si dà tanto da fare per sdoganare o perlomeno colloquiare per capire con i portatori infetti di idee malate (vero Sansonetti, Annunziata, Renzi e tanti altri?).
E la memoria corta riguarda anche la nostra situazione politica. Fino a poco meno di un mese fa moltissimi se non tutti si lamentavano dell’inerzia del governo nell’affrontare la crisi. Quella crisi che prima è stata negata, sminuita, addossata ad altri finché non ci è esplosa sotto il culo facendoci sobbalzare e rendere conto che l’ombrello di Altan sarebbe stato sostituito da un ombrellone da spiaggia. Tutti a gridare “E’ arrivato il salvatore”, almeno fino a quando non ha tentato di mettere le mani, ma poco poco, in tasca a categorie protette dalle proprie corporazioni.
Così gli alti lai dei privilegiati si sono confusi con quelli giustificati delle categorie più deboli, come al solito vessate e tartassate da qualsiasi governo si trovi al potere. E tutti, ora, sembra si siano dimenticati chi è stato al governo negli ultimi lustri e cosa ha fatto per la Nazione. Siamo già arrivati al punto che qualcuno lo rimpiange. E lui, forte del fatto che il lavoro sporco lo sta facendo qualcun altro, apre la campagna elettorale dando la data di scadenza del Governo Monti e parla dei Diari del Duce, in cui si ritrova, senza nemmeno preoccuparsi che la mattanza di Firenze è frutto di quelle idee malsane.
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