Italiani, vergogna facile e memoria corta
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Italiani, vergogna facile e memoria corta

Questo è uno dei sentimenti più in voga negli ultimi anni, ha avuto un vero e proprio boom con l'ascesa al potere del precedente premier.

Italiani, vergogna facile e memoria corta
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16 Dicembre 2011 - 12.46


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di Marco Fiorletta

Vergogna – profondo e amaro turbamento interiore che ci assale quando ci rendiamo conto di aver agito o parlato in maniera riprovevole o disonorevole (Devoto Oli -Dizionario della lingua italiana- Le Monnier).

Questo è uno dei sentimenti più in voga negli ultimi anni, ha avuto un vero e proprio boom con l’ascesa al potere del precedente premier. Egli ha fatto di tutto e di più per tenere alto il rating di questo sentimento, dalle barzellette sui malati di Aids ai cucù alla Merkel, dall’abbronzatura di Obama alle corna in foto ufficiali e tanto altro ancora. Qualsiasi organo di informazione, escluso il Tg1 di Minzolini, sito o blog ha un ricco archivio di barzellette, bugie, gaffes e pseudo scherzi che hanno fatto dell’Italia un paese inattendibile perché tale era il presidente del consiglio (rigorosamente minuscolo) e lo era al punto che per il suo governo si è anche coniata la nuova parola mignottocrazia. Il sentimento di vergogna è stato tanto forte che più di uno ha sentito il dovere di chiedere scusa all’universo mondo.

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Vergogna che torna prepotentemente alla ribalta dopo l’omicidio degli emigranti senegalesi in quel di Firenze. Tutti a stracciarsi, simbolicamente perché di più non si è in grado e non si vuole fare, le vesti per “l’inspiegabile” gesto.
E qui entra in ballo la memoria corta degli italiani. Se non sbaglio è l’arteriosclerosi che lascia intatta la memoria antica e distrugge la breve e, quindi, gli italiani hanno già dimenticato Rosarno, Casal di Principe, Jerry Masslo e i tanti caduti in questa guerra di civiltà. Hanno dimenticato i buu a Balotelli e le banane a diversi calciatori, hanno dimenticato che esagitati tifosi hanno impedito a squadre di calcio di tesserare giocatori di colore o di religione ebraica. Guardatevi intorno quando salite su un mezzo pubblico e vi accorgerete che qualche posto libero si trova sempre. L’italiano non siede vicino al nero perché “Non è che puzzano però …” e nemmeno accanto al rumeno o all’albanese chissà per quale motivo per non parlare degli zingari coacervo di tutti i mali. E tra gli stranieri stessi vigono preconcetti e razzismi che spingono una etnia ad evitarne un’altra anche qui dove sono tutti stranieri. E potremmo andare avanti per molte, sicuramente troppe, righe, riempirle di nomi, di date e di fatti fino ad arrivare a quelli che personalmente chiamo i “piccoli razzismi quotidiani” di cui ognuno di noi, volente o nolente, si macchia. Ma il concetto portante chi vuole lo ha capito e lo capirà. E come al solito c’è chi minimizza, chi vuol ridurre tutto al gesto di un povero depresso come se questa malattia fosse in grado di giustificare qualsiasi malefatta. E c’è anche qualche campione della pseudo-sinistra che si dà tanto da fare per sdoganare o perlomeno colloquiare per capire con i portatori infetti di idee malate (vero Sansonetti, Annunziata, Renzi e tanti altri?).

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E la memoria corta riguarda anche la nostra situazione politica. Fino a poco meno di un mese fa moltissimi se non tutti si lamentavano dell’inerzia del governo nell’affrontare la crisi. Quella crisi che prima è stata negata, sminuita, addossata ad altri finché non ci è esplosa sotto il culo facendoci sobbalzare e rendere conto che l’ombrello di Altan sarebbe stato sostituito da un ombrellone da spiaggia. Tutti a gridare “E’ arrivato il salvatore”, almeno fino a quando non ha tentato di mettere le mani, ma poco poco, in tasca a categorie protette dalle proprie corporazioni.

Così gli alti lai dei privilegiati si sono confusi con quelli giustificati delle categorie più deboli, come al solito vessate e tartassate da qualsiasi governo si trovi al potere. E tutti, ora, sembra si siano dimenticati chi è stato al governo negli ultimi lustri e cosa ha fatto per la Nazione. Siamo già arrivati al punto che qualcuno lo rimpiange. E lui, forte del fatto che il lavoro sporco lo sta facendo qualcun altro, apre la campagna elettorale dando la data di scadenza del Governo Monti e parla dei Diari del Duce, in cui si ritrova, senza nemmeno preoccuparsi che la mattanza di Firenze è frutto di quelle idee malsane.

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