Genesi e morte del GF e dei Cinepanettone
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Genesi e morte del GF e dei Cinepanettone

Il flop dell'ultimo film cinepanettone di Natale è forse un segno della crisi economica. O forse è l'insperabile inizio di un nuovo corso. [Piero Montanari]<br>

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Piero Montanari Modifica articolo

20 Dicembre 2011 - 10.58


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di Piero Montanari

Piccola storia del “Cinepanettone”, termine spregiativo coniato dalla critica negli anni ’80, quando il produttore Aurelio De Laurentiis commissionò, dopo il successo di “Sapore di mare”, un film dello stesso tipo e con le stesse gag agli stessi registi, ma ambientato sulla neve e di clima natalizio.
I registi erano i due fratelli Vanzina e il film, girato per l’appunto a Cortina d’Ampezzo, era proprio quel famoso “Vacanze di Natale” del 1983 al quale seguirono gli altri numeri: Vacanze di Natale ’91, Vacanze di Natale ’95, Vacanze di Natale 2000, intervallati da altri film di genere, girati da Neri Parenti, il regista responsabile dell’ultimo “Vacanze di Natale a Cortina” che, alla resa dei conti, chiude il cerchio dei cinepanettoni.

Quindi, a proposito di conti, sono 28 anni di film di Natale tra Boldi – De Sica, Boldi da solo, De Sica da solo, (poiché, in seguito, hanno deciso di chiudere la premiata coppia e fare i cinepanettoni ognuno per sè), poi De Sica con Sabrina Ferilli, fino a questo inevitabile, per consunzione, flop dell’ultimo film che, come tutti sanno, ha ridotto di un terzo gli incassi, passando da 500 mila a 236.696 spettatori, con appena 1.623.291 euro ai numerosi botteghini, perchè le copie distribuite sono state 750.

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Sospendo il giudizio sulla qualità di questi film natalizi, perché di qualità non si può parlare, non ce n’è assolutamente mai stata e non era, forse, neanche richiesta. Il loro scopo è sempre stato quello di produrre degli incassi e far lavorare le maestranze del “carrozzone cinematografico”, da sempre in crisi.

Un tempo i film di serie “B” o cosiddetti film di genere, mantenevano il cinema italiano, servivano ad alimentare l’ “altro Cinema”, quello importante, quello degli Autori, dei Pasolini, dei Fellini, dei Visconti e Co. Lo stesso accadeva per la musica: si producevano canzonette per reperire soldi a fin di bene e finanziare i ballon d’essai e la musica dei cantautori, considerata più importante.

Questa abitudine è andata via via perdendo il suo significato più nobile, se così si può dire, e il cinepanettone è rimasto un orrore fine a sé stesso, esempio di solitudine cinematografica, ultimo baluardo di quel cinema di serie “B” che non ha più senso di esistere, prova ne è l’indebolirsi del consenso popolare, con la diserzione da parte del pubblico delle sale dove viene proiettato.

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L’analisi ci porta inevitabilmente e col sorriso sulle labbra, ad un altro flop, quello del Grande Fratello, ormai arrivato – è opinabile – a chiudere i portoni della Casa, avendo realizzato il minimo storico di audience televisiva.

Quando il GF apparve per la prima volta su Canale 5, undici anni fa, fu facile per noi tutti capire che la televisione non sarebbe più stata quella che conoscevamo. Un insulso pollaio di personaggi coatti all’interno di una casa, col compito di eliminarsi a vicenda per vincere una somma finale.
Odi, amori, passioni, becerume e squallore umano spiattellati davanti alle telecamere H24 con noi a sbirciare dal buco: una vera patologia di massa, una malattia che nemmeno George Orwell nel suo 1984 avrebbe potuto immaginare.

GF e Cinepanettone: stiamo forse assistendo alla fine di questi due totem dell’insipienza cine-televisiva, piuttosto perniciosi perché fatti passare per spettacoli innocui e leggeri.

Non illudiamoci di una improvvisa crescita culturale del Paese. Però mi pare un buon inizio.

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