25 aprile, ricordando i giorni lontani
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25 aprile, ricordando i giorni lontani

Un breve brano di Mario Rigoni Stern per celebrare questa festa della liberazione, affinché il senso profondo della memoria non ci abbandoni.

25 aprile, ricordando i giorni lontani
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25 Aprile 2012 - 09.10


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“Attraverso le finestre guardi le stelle che vanno per il cielo, come i tuoi ricordi, le tue fantasie. Paesi lontani, amici, cose vissute o lette, poesie che ricerchi. I giorni di ieri, lontani, e quelli di oggi. La morte. Il tempo va via lento o frettoloso; non sai se sono passate ore o pochi minuti. L’alba non rischiara. Vorresti uscire dal letto, rivestirti e affrontare il freddo, la notte stellata e la montagna per incontrare le persone care, le fanciulle amate, i compagni. Una lunga fila di volti”. Di Mario Rigoni Stern

Mario Rigoni Stern, nato nel 1921 e scomparso nel 2008, scriveva, fra molte altre, queste righe che riproduciamo qua sopra. E’ un modo come un altro, forse più sommesso ma non meno appassionatamente sentito, di ricordare il 25 aprile. Rigoni Stern fu tra quelle decine di migliaia di alpini e soldati italiani che furono mandati a morire in Russia dal fascismo; ne tornò, fu imprigionato dai tedeschi, rifiutò di aderire alla Repubblica sociale, e ancora riuscì a sopravvivere a una durissima prigionia, fece infine ritorno alle sue valli con un periglioso viaggio che ricorda quello di Primo Levi.

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“Il sergente nella neve” è il suo libro più noto, cronaca della disfatta italiana in Russia frutto dell’alleanza fra Mussolini e il nazismo. Sono pagine di storia e di memoria, di umanità. Ma oltre a quel volume, sono diversi i testi dedicati alla guerra da questo scrittore schivo, amante delle sue montagne sull’altipiano di Asiago. Come altri, Rigoni Stern, è più famoso quale testimone del suo tempo che come scrittore, eppure è una voce unica e poetica del nostro dopoguerra. Ha poi praticato una intensa attività di cronista e di storico per raccontare a noi, alle generazioni che lo hanno seguito, la storia di due guerre, la prima e la seconda, consapevole che, senza radici ben salde nella memoria collettiva, non abbiamo futuro. Buon 25 aprile.

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