Un pianeta mancato sopravvissuto quasi intatto sin dagli albori della nascita del sistema solare, ancor prima della Terra: l’asteroide Vesta racconta il suo difficile passato. La gran mole di dati raccolti dalla sonda Dawn grazie anche al suo occhio italiano Vir ha permesso di ricostruire la sua storia a cui la rivista Science dedica ampio spazio.
Montagne, valli, colline, crateri, pianure: l’asteroide Vesta possiede strutture, inclusi processi geologici, che lo fanno somigliare a un pianeta in miniatura. E’ quando emerge dai dati della sonda Dawn della Nasa, che includono anche la scoperta di aree brillanti che orlano i crateri e regioni colorate di grigio marrone e rosso. I dati della sonda, che porta a bordo anche lo strumento italiano Vir (Visual and Infrared Spectrometer), realizzato da Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), sono stati presentati alla conferenza di scienza lunare e planetaria in corso in Texas. Vesta, raggiunto dalla sonda Dawn nel luglio scorso, spiegano gli esperti, è uno degli oggetti più brillanti del Sistema Solare e l’unico asteroide della fascia compresa fra Marte e Giove visibile a occhio nudo. Situato a 188 milioni di chilometri dalla Terra, Vesta ha un diametro di 530 chilometri ed è il secondo asteroide più grande fra quelli della fascia dove risiede. La sonda sta svelando montagne, colline, canali e inaspettati dettagli sulla superficie di Vesta come aree brillanti e altre scure ma colorate. Le aree ricche di materiali brillanti sono predominanti intorno ai crateri e secondo gli esperti, potrebbero essere state micro-collisioni di meteoriti a portare questi materiali. I ricercatori non si aspettavano una tale varietà di depositi sulla superficie di Vesta.