Silvana Pampanini, il suo mondo all’asta
Top

Silvana Pampanini, il suo mondo all’asta

400 oggetti dell’attrice scomparsa vanno all’asta. Vestiti da sera, pellicce, gioielli, mobili d’epoca e i famosi cappelli. Testimonianze di un divismo perduto. [Francesco Troncarelli]

Silvana Pampanini, il suo mondo all’asta
Preroll

Desk2 Modifica articolo

4 Marzo 2016 - 14.08


ATF
di Francesco Troncarelli

Abiti da sera bordati di piume di struzzo, cappottini in seta avorio e impreziositi da paillettes, strepitosi corpetti che esaltavano le sue forme, la raffinata lingerie che ha fatto sognare due generazioni, gioielli, collane, i peluches in panno lenci, persino un sontuoso mantello di ermellino imperiale che indossava con la nonchalance che la contraddistingueva e la rendeva unica. Che la rendeva Silvana Pampanini, la “bella di Roma” conosciuta in tutta il mondo.

E’ un vero e proprio scrigno di ricordi che raccontano il suo essere diva, il cuore dell’eredita dell’attrice scomparsa lo scorso 6 gennaio che andrà all’asta sabato a Roma alla Galleria Antonina, oltre 400 pezzi tra capi di abbigliamento e oggetti d’arredo appartenuti all’indimenticabile attrice che testimoniano il suo gusto per piccoli e grandi capricci della moda e la sua classe innata.

Tutto il suo mondo unico e irripetibile che l’accompagnava in pubblico con i capi del suo ricercato guardaroba e in privato con gli eleganti arredi che rendevano confortevole la sua bella casa bomboniera in viale Tiziano. E quindi tappeti, mobili d’epoca, porcellane, cornici, quadri di autore, specchi, anfore, ma anche il salotto in seta damascata rosa, la camera da pranzo, lo studio con tanto di mobile radio col giradischi con i vinili più amati: “Only you” dei Platters, “Night and Day” di Tommy Doorsey, “Accarezzame” di Teddy Reno.

Leggi anche:  L'ultimo tango a Parigi torna a fare scandalo: annullata una proiezione del film dopo le proteste delle femministe

Un universo di classe ed eleganza messo all’incanto e che ricorda in ogni dettaglio questa star da rotocalco «scandalosamente Perbene», come recita il titolo del suo libro autobiografico e che ha “rappresentato l’Italia con la sua bellezza, naturalezza e simpatia, signorilmente provocante, distributrice di bollenti sottintesi con aria innocente e padrona di curve che la rendevano il simbolo di una nazione in pieno risveglio e pronta a buttarsi alle spalle la fame e a godere della vita», come ricorda Paolo Limiti nella prefazione del catalogo, con sentita devozione.

Perché la Pampanini era bella, veramente bella, come testimoniano le sue foto in cornici d’argento e soprattutto il suo busto in marmo (di Assen Peikov lo scultore di via Margutta che realizzò il Leonardo da Vinci dell’aeroporto di Fiumicino) e i quadri che la ritraggono. Come quello ad opera del maestro Paulo Ghiglia, un olio su tela di due metri per uno e venti, che ripropone Silvana nel suo splendore. Una donna di una fisicità prorompente “come l’orizzonte a levante di mattina alle 6 del mese di agosto” come sosteneva il pittore.

Leggi anche:  Gelsomini Film Festival 2024 tra Locri, Siderno e Roccella Ionica

Protagonista di tanti film cult degli anni ’50, da “Bellezze in bicicletta” a “Un giorno in pretura”, presenza fissa alle prime dell’Opera e alle serate mondane con le sue celebri mise, sembra di rivederla in questi abiti fruscianti e sontuosi firmati dai grandi della moda come Valentino, Pucci, Fendi, Yves Saint Laurent, Biagiotti e specialmente nel corpetto in seta verde incrostato di perline firmato Capucci o in quell’abito da sera bordato in piume di struzzo di Curiel.

Non possono mancare ovviamente i suoi celebri cappelli di tutte le fogge eseguiti in massima parte dalla modista Clelia Venturi, a cui si aggiunge un profluvio di borse in coccodrillo, pelle e cavallino e di preziosi foulard quasi sempre Hermès, pezzi determinanti e indispensabili per l’eleganza di una donna e che raccontano un’epoca fatta di classe e stile, qualità che Nini Pampan possedeva come doti naturali. Ci sono anche le pellicce sua grande passione e che una volta erano moda politicamente corretta (si dice che se ne regalasse una per ogni film che girava), tagliate dalla fidata pellicciaia Assunta, dall’adorato visone rosa antico al cincillà e persino la tigre.

Leggi anche:  Mario Verdone, un critico curioso della vita

Tutta una vita, in quattrocento pezzi all’asta dunque. Un concentrato di divismo d’altri tempi che col passare degli anni ha acquistato un fascino vintage prezioso ed unico, un “tesoro” personale che ci restituisce nei ricordi “la Pampanini” nel suo essere più spontaneo e vissuto e che ora grazie a stime alla portata di tutti, farà contenti collezionisti, fan ed estimatori di un’attrice che è stata soprattutto una signora nel vero senso della parola e per questo tanto amata dal pubblico.

Native

Articoli correlati