Tregua di Natale del 1914: quando tedeschi e britannici lasciarono le trincee per farsi gli auguri
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Tregua di Natale del 1914: quando tedeschi e britannici lasciarono le trincee per farsi gli auguri

Fu un cessate il fuoco non ufficiale nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale.

Uno scatto di quel miracoloso giorno
Uno scatto di quel miracoloso giorno
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24 Dicembre 2016 - 12.38


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Il 24 dicembre 1914: sulle trincee della Grande Guerra soldati inglesi e tedeschi smisero di combattere. I soldati spontaneamente decisero un cessate il fuoco provvisorio per scambiarsi gli auguri e seppellire i caduti.

Quel giorno passerà alla storia come “Tregua di Natale”: si racconta che nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) lasciarono spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio.

Scrisse sul suo diario Bruce Bairnsfather, testimone degli avvenimenti, scrisse: «Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo… Notai un ufficiale tedesco, una specie di tenente credo, ed essendo io un po’ collezionista gli dissi che avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni [della divisa]… Presi la mia tronchesina e, con pochi abili colpi, tagliai un paio dei suoi bottoni e me li misi in tasca. Poi gli diedi due dei miei bottoni in cambio… Da ultimo vidi uno dei miei mitraglieri, che nella vita civile era una sorta di barbiere amatoriale, intento a tagliare i capelli innaturalmente lunghi di un docile “Boche”, che rimase pazientemente inginocchiato a terra mentre la macchinetta si insinuava dietro il suo collo”».

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Nel video il cortometraggio per lo spot di Sainsbury’s che ripercorre la vicenda:

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