L’aveva detto: “L’importante è che i miei baffi si volgano sempre verso il cielo come le torri della cattedrale di Burgos”. È stato accontentato Salvador Dalì, pittore surrealista che sembrava uscito dalle sue tele. A 28 anni dalla morte, i suoi celebri baffi sono infatti ancora intatti e, dopo che è stato imbalsamato, anche il resto del corpo resta in notevole stato di conservazione. A darne notizia il medico legale, Narcis Bardalet, dopo l’esumazione del maestro catalano.
«I baffi indicano sempre le ore 10 e 10 come desiderava lui. È un miracolo», ha rivelato Bardalet, che nel 1989 aveva imbalsamato Dalì, alla radio catalana RAC1. «I suoi baffi sopravviveranno nei secoli», ha aggiunto.
I medici legali incaricati di prelevare campioni di tessuto del cadavere del pittore hanno estratto dal corpo unghie, capelli e due ossa. Saranno inviati all’ Istituto Tossicologico Nazionale di Madrid per il sequenziamento del dna e per il confronto con quello di Pilar Abel, 61 anni, la donna che afferma di essere sua figlia naturale.
Dopo gli esami la tomba sarà riaperta per «ricomporre il cadavere nella sua intergrità», ha indicato la Fondazione Gala-Dalì. Ai pochi presenti alla esumazione, fra cui Bardalet, è stato chiesto di consegnare i cellulari per evitare foto del corpo del pittore.
Se sarà riconosciuta la paternità di Dalì, Abel avrà diritto al 25% della eredità del maestro, che prima della morte, non avendo figli, aveva lasciato tutto allo stato spagnolo, designando la Fondazione Gala-Dalì quale amministratore. Se invece il confronto dei dna sarà negativo, la Fondazione ha già reso noto che chiederà a Abel di pagare danni e spese provocati dalla sua richiesta in paternità e in particolare dall’esumazione.