L’ultimo caso di inquinamento industriale è la discarica dell’Enel a Portovesme, nel comune di Portoscuso, Sardegna sud-orientale: qui i militari della Guardia di Finanza di Cagliari hanno scoperto da pochissimo 45 mila tonnellate di rifiuti industriali pericolosi come olii sintetici, miscele bituminose contenenti catrame, scorie di cemento, fusti corrosi e lana di roccia/vetro, interrati a tre metri di profondità. L’indagine, coordinata dai pm Marco Cocco e Andrea Vacca della Procura di Cagliari, ha interessato un’area di 23mila metri quadrati di proprietà dell’Enel spa.
L’ultimo, ma non l’unico: la magistratura sarda negli ultimi anni ha indagato su diversi siti in cui le grandi società hanno nascosto veleni, rifiuti, scorie e materiali fortemente inquinanti. Un lavoro che ha permesso a Sardinia Post di ricostruire la mappa dell’inquinamento in Sardegna (qui l’articolo di Alessandra Carta su Sardiniapost).
A iniziare da Fiume Santo, la centrale idroelettrica di Porto Torres, in provincia di Cagliari: qui nel 2015 sono scattate le manette per i vertici dell’E.On, proprietaria del sito, accusati di disastro ambientale per le continue perdite di olio combustibile sul terreno; i manager sono stati assolti dai giudici un mese fa.
Ancora in corso, invece, il processo per i dirigenti della Sardinia Gold Mining, società alla ricerca dell’oro nelle miniere di Furtei, in provincia di Cagliari. Le bonifiche per risanare i laghi di cianuro fuoriusciti dalle rocce in seguito all’attività estrattiva stanno costando care alla Regione Sardegna: ben 65 milioni per i primi tre anni di interventi.
E ancora: i fanghi rossi dell’Eurallumina a Portovesme, l’inquinamento di aria e suolo a Sarroch dove ha sede la Saras dei fratelli Moratti, la laguna di Santa Gilla alle porte di Cagliari con i rifiuti nascosti dalla Fluorsid, l’amianto nella piana di Ottana, nel Nuorese, sono le altre tappe della mappa dell’inquinamento.
Tra i casi più discussi c’è certamente quello di Quirra, dove risiede il Poligono interforze e ogni anno, per diversi mesi, si esercitano i militari di tutto il mondo: esplosioni, proiettili e bombe interrate, simulazioni di attacchi via terra e via mare hanno causato un lento, pericoloso inquinamento di suoli e acque. Il processo è ancora in corso: al banco degli imputati ci sono otto ex comandanti della base militare che guidarono il poligono dal 2004 al 2010.