L'Italia sempre meno sicura per le persone Lgbt: il report sull'omofobia condanna il nostro paese
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L'Italia sempre meno sicura per le persone Lgbt: il report sull'omofobia condanna il nostro paese

Nel giro di 12 mesi sono state 187 le aggressione alle persone Lgbt, almeno quelle riportate dalla carta stampata.

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16 Maggio 2019 - 14.22


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Dal 18 maggio del 2018 fino al maggio del 2019, i casi di aggressioni omotransfobiche riportate dalla stampa sono state 187, rispetto alle 119 dello stesso periodo dell’anno precedente. E il fenomeno è addirittura sottostimato, dato che non tutte le storie finiscono sui giornali. Secondo il Report 2019 sui casi di omofobia, la situazione italiana è davvero impietosa.
Preoccupano i numerosi episodi di violenza ad opera delle baby gang o dei branchi di giovanissimi contro persone trans o omosessuali anche più grandi di loro, così come i casi che avvengono in contesti scolastici, ai danni degli studenti quanto degli insegnanti. Ma nell’ultimo anno la discriminazione è tornata a colpire nei luoghi di lavoro e anche di aggregazione, come bar e ristoranti da cui spesso le persone sono scacciate o trattate in maniera discriminatoria. 
C’è omotransfobia inoltre nelle famiglie, dove il coming out innesca a volte meccanismi violenti e oppressivi. Un nodo centrale, che nell’ultimo anno si è vistosamente rafforzato, è quello dell’omotransfobia istituzionale, paradossale in un Paese che solo tre anni fa si è dotato di una legge per il riconoscimento delle coppie formate da persone dello stesso sesso: nonostante questo, enti o istituzioni – sulla base di convinzioni personali o di propaganda politica – negano riconoscimenti e forzano i processi di riconoscimento in senso involutivo, in contrasto perfino coi pronunciamenti della magistratura.
Il caso più evidente è quello dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali, bersagli di una vera e propria campagna d’odio che vuole macinare consenso sulla pelle dei bambini e delle bambine. Il report, inoltre, raccoglie numerose notizie che hanno a che fare con azioni messe in atto da gruppi di estrema destra, sempre più numerosi e attivi. Colpiscono inoltre le minacce e le violenze ai danni d attivisti lgbti così come i vandalismi delle sedi associative.
Aumentano in maniera evidente i casi di omosessuali non visibili ricattati, quasi sempre a scopo estorsivo, proprio sul piano della visibilità del loro orientamento sessuale. Casi che a volte sconfinano nel revenge porn, ma che anche quando non veicolano foto o video mantengono un livello di violenza e oppressione altissimo. Infine, meritano una sottolineatura i due omicidi censiti dal report (uno a Roma, l’altro a Castelfranco Emilia), la cui natura omotransfobica verrà stabilita con certezza in sede giudiziaria ma che già mostrano tratti molto tipici: una delle vittime – un pittore romano, morto a seguito di un violentissimo pestaggio – era già stata aggredita in situazioni molto simili, l’altra – una guardia giurata uccisa in una piazzola nota come luogo di cruising – era già stata segnalata come frequentatore abituale di quel luogo.
“I numeri e le storie che abbiamo raccolto negli ultimi dodici mesi – commenta Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay – rafforzano e concretizzano un allarme di cui abbiamo da tempo forte consapevolezza e che ha un legame forte con il clima politico in cui il nostro Paese è sprofondato. Le campagne d’odio, anche quando si fermano alle parole, mettono in moto meccanismi di legittimazione della violenza esplosivi: il report ci dice innanzitutto questo. La questione è molto grave, soprattutto se pensiamo che uno dei protagonisti di queste campagne d’odio è proprio la Lega (proprio un senatore della Lega, Simone Pillon, è stato di recente condannato per le sue campagne diffamatorie ai danni delle persone lgbti), il cui leader è il ministro degli Interni. Un paradosso irricevibile: proprio chi dovrebbe prendersi cura della sicurezza dei cittadini e delle cittadine, è leader di un partito che quotidianamente espone con la propria propaganda le persone lgbti alle violenze degli haters. Al ministro Salvini e ai tanti che in politica si comportano come lui, questo report dovrebbe stimolare un profondo esame di coscienza. Ovviamente, il fenomeno ha nella propaganda politica soltanto uno dei suoi ingredienti: le soluzioni, pertanto, vanno messe in campo in maniera organica e strutturale, puntando tanto sul piano legislativo, cioè dotando questo Paese di una legge contro l’omotransfobia, quanto sul piano sociale culturale, dove mancano azioni di contrasto credibili e efficaci”.

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