Un’incisione non decifrata su una matrice in pietra per la fusione di una lastra di bronzo, ritrovata per caso nel 1838 e finora mai rivelata nel contenuto, nasconderebbe la firma dell’architetto della Torre Pendente di Pisa, lo scultore e bronzista medievale Bonanno Pisano. Lo rivela uno studio di Giulia Ammannati, ricercatrice di paleografia alla Scuola Normale di Pisa, che pubblica il libro “Menia Mira Vides. Il Duomo di Pisa: le epigrafi, il programma, la facciata”, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali.
Lo studio – Secondo quanto riporta La Nazione, la ricercatrice è riuscita a ricostruire e decifrare per intero l’iscrizione su una matrice in pietra, destinata ad accogliere lettere bronzee, che fu ritrovata durante alcuni scavi intorno alla base della torre nel 1838 e che rimase murata nella torre, fino al 1841, a sinistra della porta d’ingresso.
Delle due righe si leggeva chiaramente solo il nome Bonannus civis Pisanus e si pensò indicasse la sua sepoltura. Giulia Ammannati ha ricostruito, invece, il testo di quell’epigrafe, che fu redatto dall’autore in forma poetica in latino: “Mi’rificu’m qui ce’rtus opu’s conde’ns statui u’num, Pi’sanu’s civi’s Bona’nnus no’mine di’cor, (“Io che sicuro ho innalzato, fondandola, un’opera mirabile sopra ogni altra, sono il cittadino pisano chiamato Bonanno”).
Bonanno Pisano, in base alla ricostruzione di questa iscrizione adesso decrittata, sarebbe dunque il progettista della Torre in base al nuovo indizio, anche se l’attribuzione dovrà corroborarsi di ulteriori ricerche storiche, visto che di Bonanno non è definito il periodo di vita, mentre l’inizio dei lavori della torre risale al XII secolo.
La ricerca della studiosa pisana, tuttavia, conferma la tesi di Giorgio Vasari che ne “Le vite” attribuiva proprio a Bonanno la fondazione del campanile divenuto il più famoso al mondo per la sua caratteristica “pendenza”.