È un progetto innovativo e interessante per spiegare cosa sia davvero la migrazione ai ragazzi quello proposto dal progetto “Ponte di dialoghi-Bridges beyond borders”, promosso dalla Fondazione Cser (Centro studi emigrazione Roma) degli Scalabriniani, con il sostegno economico della Fondazione Migrantes e a cura di Ceiba Factory: con il supporto di un visore 3D, si è immersi per 7 minuti nel viaggio di un migranti.
Quattro storie di 7 minuti ciascuna, raccontate da immagini tridimensionali raccolti da una GoPro posta sulla testa del protagonista principale. Protagonisti delle storie nei panni dei quali si calano gli spettatori sono Carolina in Rwanda, Namin in Guinea, e altri migranti in Congo e in Europa dell’est: le ambientazioni sono i lager libici, il mare aperto in seguito a un naufragio di un gommone, il deserto africano, un marciapiede di Roma dove si chiede l’elemosina.
Il video è anche interattivo: si potranno compiere delle scelte che modificheranno il corso della storia, esattamente come succede nella vita reale. Alla fine di ogni video, al ‘giocatore’ è svelato il volto del protagonista, con una testimonianza sulle loro vere storie.
Nelle storie si affrontano temi diversi, come la violenza e la tratta delle donne, lo sfruttamento lavorativo, le condizioni dei richiedenti asilo, la vita delle badanti dell’Est Europa, costrette a lasciare i figli a casa. Per ora sono disponibili una ventina di visori che saranno utilizzati nelle classi, coinvolgendo almeno 1000 studenti di scuole romane e venete. Il progetto, destinato ad allargarsi anche ad altri istituti scolastici, associazioni e realtà interessate, prevede una giornata formativa con la visione del filmato, l’approfondimento dei temi con la presenza di testimoni ed esperti, il feedback dei ragazzi.
“Speriamo di estendere l’iniziativa anche alle comunità di giovani italiani all’estero – ha spiegato padre Lorenzo Prencipe, responsabile del Cser – per accompagnarli nel loro percorso. Vogliamo unire la dimensione cognitiva con quella emozionale, per arginare quella che è stata definita la ‘fine della compassione’. Oggi ci si abitua a tutto e niente più ci indigna o commuove, nemmeno i naufragi “
Un visore 3D per vivere il dramma dei migranti in prima persona: il progetto degli Scalabriniani
Quattro storie di 7 minuti ciascuna, raccontate da immagini tridimensionali raccolti da una GoPro posta sulla testa del protagonista principale.
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15 Gennaio 2020 - 16.53
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