Per fortuna non siamo in guerra ma può essere una catastrofe
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Per fortuna non siamo in guerra ma può essere una catastrofe

Prendendoci cura di noi stessi, delle nostre famiglie. Possiamo difenderci l’un l’altro, armati non di fucili e pistole ma di qualcosa di prezioso e gratuito: di senso civico.

Movida a Roma nononstante i divieti per il Coronavirus
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Chiara D'Ambros Modifica articolo

9 Marzo 2020 - 11.11


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Dopo i primi momenti in cui l’arrivo nel nostro Paese del Covid19 è stata affrontata molto seriamente, per paura di ripercussione su mercati ed economia è stata fatta una sferzata a mitigare i toni. Sono seguiti una serie di slogan che inneggiavano a non fermarsi. Ma è arrivato il momento in cui fermarsi si deve. Non è più una scelta.
I numeri di ieri però sono drammatici 133 nuovi decessi, con un aumento del 57% in uno solo giorno e un aumento di malati di più di 1300 unità. I malati ricoverati in terapia intensiva sono 650. Sono, queste, solo cifre momentanee che come un cronometro sono destinate ad aumentare inevitabilmente nei prossimi giorni. Non si sa di quanto, n’è fino a quando. Ma aumenteranno e non si sa se a far scattare il prossimo numero sarà una persona a noi sconosciuta o un proprio amico o caro. Che sia l’uno o l’altro cambia tutto, vero?
Non siamo in guerra ma abbiamo un nemico. Questo nemico è invisibile e quindi ancora più insidioso. Ha la caratteristica che ogni esercito sognerebbe, si può insidiare dentro senza che ce ne accorgiamo, e quando ce ne accorgiamo può essere tarsi, per molti può essere fatale.
Non siamo in guerra perché non vediamo la distruzione di edifici e cose, fortunatamente non abbiamo macerie attorno, né corpi smembrati per le strade, né carenza di cibo e acqua potabile.
E’ un nemico sconosciuto di cui non riusciamo ad avere paura perché non ci sono chiari i sintomi, perché ignoriamo la sua pericolosità, che si è invece resa evidente per i medici.
Comprensibile la preoccupazione economica per molto ma in questo momento la priorità è l’emergenza è sanitaria.
Possiamo tenerci tutti i confort del primo-primissimo mondo, dalle leccornie alla doccia calda, dalla tv alla musica, dall’acqua frizzante leggermente frizzante o naturale al vino alla birra ma non riusciamo a seguire delle regole e limitare i nostri spostamenti e incontri? Cosa ci manca oltre all’intelligenza? Da dove nasce questo senso di onnipotenza e sfregio per le regole?
Questa vicenda sta dimostrando quanto sia frammentaria la fiducia nelle istituzioni quanto assente l’umiltà. Il proprio stile di vita difficile da mettere in discussione perché cosi strutturale di una identità che senza quello stile rischia di sgretolarsi, di sentirsi perduta.
Stiamo vedendo quanto al senso di rinuncia sia incomprensibile finanche inaccettabile, travolti da una sconsiderata superficialità. L’imbarazzante frase della studentessa in a Napoli da Milano che dice di sentirsi in colpa ma che le mancava la sua famiglia, ne è l’emblema.
E’ molto difficile comprendere la proporzione di quello che sta succedendo. Non si sa nemmeno fino in fondo ma sta succedendo e non si può mettere la testa sotto la sabbia.
I nostri piccoli gesti quotidiani come non mai faranno la differenza sull’evoluzione del tutto.
Abbiamo la grande opportunità di sentirci tutti parte e protagonisti perché come scrive il ministro Speranza lo sforzo del governo e del Sistema Sanitario “non sarà sufficiente senza l’impegno di ogni singolo cittadino a rispettare le raccomandazioni che abbiamo diffuso.”
Mai come oggi comprendiamo l’importanza della ricerca ma non possiamo delegare comodamente tutto alla scienza, va fatta la propria parte.
Non siamo in guerra e abbiamo il privilegio di poter essere utili a un Paese intero senza armi in mano. Prendendoci cura di noi stessi, delle nostre famiglie. Possiamo difenderci l’un l’altro, armati non di fucili e pistole ma di qualcosa di prezioso e gratuito: di senso civico.
Rispettandoci.
#restiamoacasa

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