Il virus è cattivo: ci fa vedere la presenza degli altri come un pericolo
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Il virus è cattivo: ci fa vedere la presenza degli altri come un pericolo

Ma la natura sociale di uomini e donne non si rassegna e ci sono forme di resistenza spontanea come le canzoni cantate dai balconi per rompere il silenzio insopportabile che avvolge le nostre vite.

File ai supermercati
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Antonio Rinaldis Modifica articolo

15 Marzo 2020 - 10.33


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Il virus è cattivo, la sua forza è divisiva. La sua lezione è crudele e se qualcosa ci insegna lo fa attraverso la sofferenza. Il virus è cattivo nel senso che ci rende prigionieri, ci costringe alla cattività e alla rinuncia alla libertà, che è il nostro modo di stare al mondo nel tempo e nello spazio che ci hanno donato.
Mentre giravo per le corsie del supermercato oggi per la prima volta ho avvertito la presenza degli altri come un pericolo, una minaccia da evitare, da scansare. E allora ho capito che il virus aveva intaccato la mia anima, prima che il corpo. L’uomo è un animale politico, un essere sociale, soltanto gli Déi e i selvaggi possono vivere in solitudine, pensava Aristotele, e invece oggi mi sento molto primitivo, regredito alle paure più ancestrali, a quella sensazione di vivere in una condizione di incertezza che lo sviluppo della civiltà ha cercato di contrastare, attraverso le leggi, il dominio sulla natura e l’evoluzione tecnologica. Tutto questo sembra sullo sfondo, e ciascuno di noi è costretto a una solitudine che nessun dispositivo elettronico, digitale, può colmare. Il risultato del virus è l’isolamento, uno stato d’assedio in cui anche gli abbracci, le strette di mano, i gesti più quotidiani che stanno alla base di ogni relazione umana sono interdetti dalla paura del contagio.
Non sono così ottimista da credere che quando tutto questo sarà finito torneremo alle nostre abitudini e neppure mi unisco a quelli che vedono nella disavventura un’occasione per diventare migliori. Ma coltivo una speranza prudente.
La natura sociale di uomini e donne non si rassegna e ci sono forme di resistenza spontanea, le canzoni cantate dai balconi delle case che formano un coro, gli applausi di questa mattina per esorcizzare i demoni, per rompere il silenzio insopportabile che sta avvolgendo le nostre vite.

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