Chi sono i veri traditori della patria? I fascisti e i loro truci eredi
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Chi sono i veri traditori della patria? I fascisti e i loro truci eredi

Sommo traditore della patria fu Mussolini, che tolse la libertà, eliminò gli oppositori politici, emanò le leggi razziali e con la repubblica fantoccio di Salò fu complice dell'occupazione nazista e delle stragi

Mussolini e la repubblica sociale
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

22 Aprile 2020 - 16.29


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Nella retorica e nell’apologia fasciste circola un’idea radicata, dura a morire: che i partigiani e i combattenti a vario titolo che presero parte alla Resistenza siano i “traditori della patria”. Malgrado sia lampantemente sconfessato dalla storia e dal buon senso, questo falso mito continua ad essere tramandato come una verità assiomatica, propalato tra gli animi truci dei neofascisti di oggi e di domani.

Una falsità su cui si fondano pericolosi revisionismi storici, traballanti bastoni ideologici di partiti politici privi di contenuti e di idee, dei loro amorali rappresentanti, il cui unico intento è strumentalizzarne l’uso per cooptare mandrie di cittadini che vivono nelle tenebre più fitte della conoscenza storica, o esulcerati e disillusi dal naufragio delle ideologie di sinistra.

Quest’idea non viene soltanto sbandierata, si badi, da gruppi estremistici e quindi marginali, ma è condivisa dall’intera galassia della destra politica, e dall’ovile dei tristi reduci del Movimento sociale italiano, poi confluito in Alleanza Nazionale, forza politica disintegratasi al contatto con Silvio Berlusconi.

Con l’approssimarsi della ricorrenza del 25 Aprile ogni anno, immancabilmente, il falso mito si riaffaccia, assumendo forme diverse ma sempre miranti allo stesso scopo: delegittimare e minare alle fondamenta il significato più profondo della Festa della Liberazione, che celebra i valori fondanti della democrazia e della civiltà del nostro Paese, nati dalla sanguinosa lotta al nazifascismo. Quest’anno, puntuale come una perniciosa influenza, l’attacco è venuto da un ex missino che, nell’intento di stravolgere il senso della ricorrenza, è addirittura arrivato all’indecente strumentalizzazione delle vittime del Covid-19, e infantilmente a proporre di cantare, quel giorno, non “Bella ciao”, ma la canzone del Piave.

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Questo goffo tentativo di delegittimazione del significato più autentico del 25 Aprile fa il paio con quello altrettanto ridicolo dell’anno passato, lanciato da un ex ministro, e si accoda alla lunga serie di attacchi cominciati negli anni Novanta con l’avvento politico di Berlusconi: tentativi davvero risibili, se non fosse che mirano a intaccare i valori fondanti della democrazia parlamentare del nostro Paese, e che operano sfaceli nelle menti di greggi ovine che pascolano nella più tetra ignoranza, gente convinta che Hitler sia stato attivo negli anni Settanta, o che addirittura ne ignora l’opera nefasta. Tentativi, dunque, che si configurano come un autentico tradimento della patria.

Ma pur se strattonata, lacerata, violentata, la storia non mente: i primi traditori della patria furono gli aderenti alle squadracce fasciste che, approfittando della fragilità dello Stato e forti dell’appoggio interessato dei potentati agrari e industriali, insanguinarono il Paese con la loro cieca e bruta violenza.

Sommo traditore della patria fu il loro capo, il tiranno Mussolini, che una volta giunto al potere smantellò il libero gioco parlamentare su cui si fondava lo Stato liberale, fece eliminare oppositori politici e assassinò la stessa idea di libertà, instaurando un regime di terrore e rinnegando gli ideali risorgimentali che avevano portato all’unità d’Italia. Patria di nuovo tradita con l’emanazione delle criminali leggi razziali del 1938, macchia indelebile nella storia del nostro Paese.

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Patria ancora tradita con la scellerata dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, con la quale l’efferato tiranno e il suo gruppo di sodali fecero schierare l’Italia, culla di civiltà, con l’immonda barbarie del nazismo in una guerra di conquista destinata a macellare milioni di esseri umani, alla distruzione totale, morale e fisica, del Paese e d’un intero continente.

E il supremo dei tradimenti, con la costituzione della Repubblica di Salò, la consegna dell’Italia nelle mani dei carnefici nazisti che, uniti all’odio feroce e bestiale degli assassini in camicia nera, insanguinarono la nostra terra con una orrenda serie di efferate stragi di cui mai potrà né dovrà cancellarsi la memoria.

Traditori della patria furono i ricostituiti gruppi fascisti, che mai accettarono i valori su cui venne edificata la repubblica parlamentare, sia quelli cosiddetti legali che confluirono nell’Msi, che quelli extraparlamentari che costituirono la criminale galassia serbatoio d’infinita manodopera per le stragi di stato che hanno insanguinato la nostra storia recente, mettendo in serio pericolo la democrazia.

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La barbarie nazifascista trova oggi nuovi spazi, nuove forme di agire: travestita sotto nomi diversi, incarna il nuovo tradimento della patria. È intollerabile che nelle piazze italiane, fisiche e virtuali, risuonino impunemente proclami di morte e sanguinari inviti contro questa o quella minoranza, questo o quel nemico, è intollerabile che tali pericolosi vaneggiamenti non vengano condannati e stroncati come meritano, e che anzi diventino cavallo di battaglia di squallidi politicanti che su di essi fondano il proprio ignobile imperio sulle coscienze degli italiani.

La memoria della Liberazione dalla guerra e dal nazifascismo è più attuale che mai, in un momento così disastroso per il Paese, che avrebbe bisogno di concordia, di condivisione di valori e di ideali. E questi non possono non essere che la libertà, la democrazia, l’europeismo, la solidarietà, la lotta al razzismo, all’antisemitismo, all’odio insensato verso il diverso. Schierarsi contro questi valori significa tradire il senso ultimo della civiltà che i combattenti della Resistenza e i padri costituenti hanno edificato a sanguinosissimo prezzo. Dimenticarlo, è un tradimento delle nostre radici.

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