Chiusi nelle nostre case da un tempo ormai incalcolabile, improvvisamente ci rendiamo conto di tante cose. Di cose importanti che ritroviamo dopo averle accantonate alla rinfusa e di cose di nessuna importanza che abbiamo stupidamente accumulato nel corso degli anni.
Si tratta di due riscoperte diametralmente opposte.
Le cose che avevamo accantonato e dimenticato ci ricordano momenti belli e momenti brutti della nostra vita che tornano alla ribalta con prepotenza e ci costringono a riflettere sulle tante scelte giuste o sbagliate che abbiamo fatto.
Le cose che abbiamo stupidamente accumulato, invece, sono soltanto lo specchio dei nostri errori. Possediamo tutti troppo di tutto. Troppi vestiti, tanto per fare un solo esempio.
L’inventario delle nostre case, che tutti abbiamo fatto e stiamo facendo nell’attesa di ritrovare la libertà, descrive la lunga, inquietante vicenda della civiltà dei consumi che abbiamo incoraggiato e sostenuto negli ultimi 40 anni.
Abbiamo consumato di tutto, finendo per consumare il pianeta stesso in cui abitiamo. Non sappiamo ancora esattamente quale nesso vi sia tra l’inquinamento globale e la pandemia di Covid 19, ma un nesso ci deve essere. Gli scienziati stanno indagando, ma anche noi lo stiamo facendo mettendo a soqquadro le nostre abitazioni, inquinate come il mondo là fuori.
Ora che buona parte dell’umanità si trova drammaticamente indebitata e a corto di risorse, molti di noi non compreranno più vestiti né cianfrusaglie di vario genere. E il fatto che questa epidemia abbia colpito in prima battuta proprio la Cina, che produceva milioni di tonnellate di ciarpame a buon mercato che tutti noi acquistavamo, sembrerebbe qualcosa di più di uno scherzo del destino. Un brutto scherzo. Come quello di ritrovarsi senza mascherine perché le abbiamo lasciate produrre ai cinesi e non le abbiamo volute acquistare per tempo.
Del resto, il Covid 19 non sta ammazzando soltanto noi. Sta ammazzando in primo luogo l’inquinamento, costringendoci a non inquinare.
Le nostre automobili sono ferme in strada come inutili ingombri. Le pompe di benzina sono deserte. I pozzi di petrolio rischiano di esondare. Per non parlare dei nostri aerei fermi negli aeroporti. Prima del Covid 19, si contavano più di 200.000 voli al giorno.
Quando e come ripartiranno tutti gli aerei? Con quanti passeggeri a bordo? E quanto costerà un biglietto?
Quando compreremo nuove auto, con quali soldi? E quali auto compreremo? Quelle elettriche che apparentemente inquinano di meno ma rappresentano rifiuti molto più difficili da smaltire?
In questo momento in cui non vi è più certezza di nulla, l’unica cosa certa è la fine del consumismo.
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