Dopo la forzata clausura della Fase1 gli italiani, ormai da una settimana, sono nella tanto agognata Fase2. Bene. No, bene un bel niente. Molti sono già alla FaseN e questo non va bene per niente.
Durante la Fase1 le divisioni e i contrasti si vivevano soprattutto davanti alle tv assistendo alle schermaglie e alle scazzottate dei politici ma anche dei virologi, degli immunologi e soprattutto dei giornalisti (protagonisti indiscussi nell’arringare le diverse fazioni), per poi riversare su facebook e sui diversi social ognuno le proprie considerazioni e le proprie strategie fantasiose e strampalate su questo o quell’altro tema, dando ragione o torto a Conte o a Salvini, a Speranza o alla Meloni, a Fauci o a Montagnier e chi più ne ha più ne metta.
Ora che siamo in Fase2 tutto questo si è riversato, forse troppo repentinamente, per le strade e le piazze dove il “distanziamento sociale” è diventato un optional. Le mascherine stanno dappertutto tranne dove dovrebbero stare, cioè su bocca e naso, le distanze “sociali” sono elastiche a seconda del grado di simpatia o antipatia e le file per entrare nei supermercati, nelle farmacie o anche alle pizzerie da asporto si sono trasformate in capannelli disordinati dove anche le discussioni e i contrasti di cui sopra cominciano a generare episodi spiacevoli.
Insomma ”ce la faremo” o non ce la faremo questo non dipenderà certo da noi italiani ma dal virus che sta mutando (si spera), indebolendosi nella sua carica mortale e rendendo più gestibili i reparti di terapia intensiva non più affollati ai limiti del collasso. Fosse per noi, per molti di noi, il virus (bastardo) troverebbe, come forse sta facendo, nuovamente occasione (e questo lo vedremo tra una decina di giorni quando, si spera, i numeri del bollettino contagi-decessi-guariti non torneranno a salire) per ricominciare a circolare liberamente rendendo inutile quella clausura forzata a botte di droni e di elicotteri e di caccia al runner in diretta tv a cui abbiamo, ahinoi, assistito.
Oggi è la festa della mamma. La festa di tutte quelle mamme che da sempre partoriscono guelfi e ghibellini, milanisti e interisti, fascisti e comunisti, laziali e romanisti. Gli italiani che da sempre si dividono sulle cose in maniera sì democratica ma anche no. In tutte le epoche ed in tutte le contrapposizioni siamo stati capaci di produrre morti e sfracelli. Questa volta però i morti li ha già fatti il covid19 e sono tanti, troppi. Qualche imprenditore e qualche padre di famiglia psicologicamente debole, però, ha già cominciato a tagliarsi fuori per sempre da questo delirio. Troppa gente e troppe categorie sono alle strette e ognuno pone le proprie istanze e battendo i pugni, per ora, sul tavolo. L’Italia ha l’opportunità per “fare gli italiani” finalmente, usando questa “occasione” per ripartire tutti insieme senza “lasciare indietro nessuno”.
Questo governo, le persone che loro malgrado si sono trovate questo casino da gestire, hanno fatto molto bene e poco male, soprattutto guardando a cosa è successo in altri paesi dove governatori e governati han fatto molti più errori e stanno pagando conti più salati al coronavirus di quanto abbiamo pagato noi. Al nord tutto quello che è successo e non è ancora finito di succedere è il risultato di una con-causa che ha drammaticamente prodotto una stage immane. Avremo tempo per capire i perché e i percome su ciò che è successo. Avrà tempo la scienza di capire se è colpa o meno dell’inquinamento della pianura padano-veneta se il virus abbia viaggiato a bordo del PM10 o meno. Avranno tempo i magistrati di capire meglio se Fontana e Gallera hanno sbagliato tutto e se nelle Rsa sia stata fatta una carneficina. Avremo tempo anche noi italiani di capire se abbiamo capito o non abbiamo capito proprio niente di tutto ciò che sta accadendo.
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