In seguito all’articolo dell’Espresso, molti sono i virologi che sono scesi in difesa del collega Roberto Burioni, al centro della polemica per aver fornito delle consulenze ed essersi fatto pagare da alcune aziende. Enrico Bucci, docente alla Temple University di Filadelfia, scrive: “Giudicate gli argomenti di Burioni e cercate possibili conflitti di interesse fra ciò che dice e ciò che fa; non prestatevi, però, a suggeritori che hanno ovvi vantaggi a dipingervi il diavolo dove non c’è, e che non sono nuovi a prendere di mira i ricercatori su basi tutt’altro che solide, per stimolare un pubblico che a Burioni vorrebbe chiudere la bocca”.
Sempre ‘l’Espresso’, alcuni anni fa, aveva rilanciato un’inchiesta sulla virologa Ilaria Capua accusandola di “trafficare con i virus”, la Capua è stata poi prosciolta da ogni accusa. “Alcuni giornalisti sembrano aver dimenticato che, prima di guardare a supposti conflitti di interesse degli altri, dovrebbero domandarsi quali sono i propri, di conflitti di interesse. Un giornalista, per esempio, potrebbe avere interesse a creare fango, perché questo attira i lettori, che sono la sua principale fonte di guadagno – sottolinea Bucci – D’altra parte, un giornalista dovrebbe essere quanto più obiettivo possibile, senza creare storie laddove non ve ne sono, nell’interesse dell’etica professionale – se non sua, almeno della categoria cui appartiene”.
Secondo Bucci, “questo genera un conflitto di interessi evidente, in cui, per taluni giornali e per taluni giornalisti, a soccombere sono quasi sempre la moderazione e l’onestà, in favore dell’insinuazione, della calunnia accennata, delle tinte fosche e, soprattutto, dell’acchiappare a tutti i costi un pubblico dai gusti forti e che gode del fango, non importa se meritato o meno – rilancia il biologo – È il caso di chiedersi chi sia in conflitto di interesse non dichiarato, se l’accusatore o l’accusato, per quel che riguarda le ultime accuse rivolte a Roberto Burioni”.
“Per l’accusato si insinua il terribile crimine di essere stato pagato non per dire ciò che dice, ma per la sua presunta consulenza a ricche aziende private, quasi che il compenso fosse un crimine in sé; senza contare che le aziende in questione non traggono benefici da ciò che Burioni dice su Covid o vaccini, e dunque non si capisce come il professore potrebbe essere in conflitto di interesse”, rimarca Bucci.
“Al contrario l’accusatore, in questo caso gli accusatori, sono coloro che più hanno da guadagnare dal fatto stesso di sollevare l’accusa, sia fondata o meno: sono i primi in conflitto di interesse, perché sollevando fango attirano pubblico in modo evidente – conclude – Il tutto dura fino allo scandalo successivo, al fango nuovo che ricopre quello vecchio, alla notizia straordinaria che deve di nuovo stuzzicare il palato del pubblico; e se non c’è materia, la si inventa con le parole opportune, dando ad intendere, senza però esporsi troppo”.
“Non leggo certa stampa e non conosco il contenuto dell’articolo su Roberto Burioni”. Lo premette su Twitter Ilaria Capua, a capo dell’One Health Center alla University of Florida, che intervenendo sulle accuse al virologo Roberto Burioni sottolinea: “Di certo non è con il fango che si migliora il Paese in questa situazione drammatica”, con l’hashtag #EBastaFango.
“Trovo sconcertante questo attacco ad un professionista che ha fatto consulenze e, ohibò, si è permesso di farsi pagare. Caro Roberto Burioni tutta la mia solidarietà”. Lo scrive su twitter l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università di Pisa, commentando l’inchiesta del settimanale ‘L’Espresso’ che accusa il virologo Burioni di aver fatto consulenze ad aziende farmaceutiche.
I virologi in difesa di Burioni: "Contro di lui solo fango, le accuse sono insensate"
Bucci, Capua e Lopalco difendono il collega, messo al centro di una polemica da L'Espresso per aver fornito quelle che sono definite 'consulenze d'oro'
globalist Modifica articolo
8 Giugno 2020 - 14.43
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