Lopalco: "Non sappiamo ancora troppe cose sul virus, serve ottimismo ma anche prudenza"
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Lopalco: "Non sappiamo ancora troppe cose sul virus, serve ottimismo ma anche prudenza"

L'epidemiologo: "Non esistono evidenze che le mutazioni cui è andato incontro il virus ne abbiano ridotto la aggressività"

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24 Giugno 2020 - 20.17


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“Ottimismo e prudenza”: questi sono i due atteggiamenti che secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco vanno coniugati in questo momento, perché “non conosciamo il comportamento del virus in relazione al clima e quindi non sappiamo ancora cosa potrebbe succedere in estate se eliminassimo del tutto le misure di controllo ed un minimo di distanziamento fisico”. 
“L’ondata pandemica è stata mitigata con efficacia nelle Regioni del Centro Sud Italia, grazie ad una combinazione delle misure di lock-down e di controllo delle catene di contagio sul territorio” ricorda, e osserva che “al momento la prima ondata pandemica è in fase di risoluzione in tutta Italia”.
Ma, avverte: “Non esistono evidenze che le mutazioni cui è andato incontro il virus ne abbiano ridotto la aggressività in termini di outcome clinico. Al contrario, nel corso dei più recenti focolai in Italia comunque si sono registrati decessi quando il virus ha colpito pazienti fragili, ed il virus che ora circola in sud America è probabilmente lo stesso che circola in Europa”.
Inoltre, “non sappiamo se ci sarà una seconda ondata in autunno inverno perché questo dipenderà fortemente dalla capacità di bloccare la circolazione del virus da parte della sanità pubblica”.
“Non esistono evidenze che le mutazioni cui è andato incontro il virus ne abbiano ridotto la aggressività in termini di outcome clinico – sottolinea l’esperto – al contrario, nel corso dei più recenti focolai in Italia comunque si sono registrati decessi quando il virus ha colpito pazienti fragili, ed il virus che ora circola in sud America è probabilmente lo stesso che circola in Europa. Non sappiamo se ci sarà una seconda ondata in autunno inverno perché questo dipenderà fortemente dalla capacità di bloccare la circolazione del virus da parte della sanità pubblica. Non sappiamo se e quando sarà disponibile in produzione su larga scala un vaccino sicuro ed efficace”, dunque “gli interventi di identificazione dei casi e tracciamento dei contatti, con conseguente interruzione delle catene di contagio e circoscrizione dei focolai, sono ad oggi le misure più efficaci di mitigazione dell’epidemia”. E “la messa in sicurezza degli ospedali ed RSA resta la priorità per evitare che il virus penetri in setting assistenziali di popolazioni particolarmente fragili”.
“Sulla base di queste riflessioni – conclude lo studioso – credo che ottimismo e prudenza siano due atteggiamenti da non contrapporre ma da tenere entrambi nella giusta considerazione”.

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