Ci sono molte indicazioni importanti nell’elenco dei nuovi cardinali ai quali Francesco si appresta a consegnare la famosa berretta che li indica come “i principi della Chiesa”. Ne parleremo. Ma l’elemento di fondo che va considerato subito è a mio avviso questo: il collegio cardinalizio non è più lo Stato Maggiore della Chiesa cattolica dove si riuniscono i generali che guidano le divisioni o le brigate più importanti. Non è neanche, come le vecchie direzioni dei partiti, un organo collegiale nel quale sono rappresentati i maggiorenti delle principali correnti. No, il collegio cardinalizio è un corpo vivo nel quale il centro e le periferie, alcuni dei luoghi più visibili e alcuni dei luoghi più dimenticati del cattolicesimo globale si uniscono, nella costruzione di una conoscenza collettiva che unisca tutto questo, nella tensione vitale che il confronto tra tutto ciò finisce naturalmente col determinare.
Il caso italiano è emblematico, forse paradigmatico. Ma preferisco partire da un’immagine così forte e importante da rendere tutto esplicito: tra i nuovi cardinali ci saranno l’arcivescovo di Washington, primo cardinale afro-americano, e il vicario apostolico di Brunei, una delle ultime monarchie assolute, credo, del mondo. Chi sapeva che nel Brunei, conosciuto solo per la ricchezza spropositata del suo emiro, c’erano anche un po’ di cristiani? E chi sa dove si trovi esattamente questo regno asiatico? Ecco, il vicario apostolico di questo angolo remoto e rimosso del mondo, oltre all’emiro ora ha anche un cardinale. Vicario apostolico vuol dire che lì non ci sono tutte le condizioni per nominare un vescovo. Ecco che chi svolge le funzioni di vescovo nel Brunei entra nel collegio cardinalizio…
I cattolici lì sono poco più di 20mila, almeno così sembra leggendo. Per chi ragiona solo con i grandi numeri non contano niente, sono una Chiesa da non considerare neanche. Non per Francesco. Grazie a lui, il vicario apostolico del Brunei è un cardinale, come l’arcivescovo di Kigali in Rwanda. Quanto si è parlato del Rwanda ai tempi del genocidio! E non era ora che quelle genti che tanto hanno sofferto avessero non solo menzioni quando si parla di orrori ma anche quando è l’ora di attenzioni? Il Rwanda non è solo un ricordo, magari per dire “mai più”, ma un impegno. Possibile sottovalutare questo elemento? Cosa significa per tutti noi che sappiamo soltanto che quel genocidio c’è stato ma non ricordiamo neanche più quanto tempo fa che un ruandese di 62 anni sia nel Sacro Collegio? Correva l’anno 1994…
Venendo all’Italia alcuni opinionisti avranno più difficoltà a dire che è sotto rappresentata tra i cardinali. Ne entrano tre con gli anni giusti per votare in occasione di un eventuale conclave. Ma non guidano quelle grandi diocesi per cui avevano invocato il ritorno nel sacro collegio. Ma poi, perché? Gli arcivescovi emeriti di quelle grandi diocesi sono cardinali, non contano? Conta solo il voto? E allora ecco l’attuale prefetto per le cause dei santi, famoso come vescovo a lungo della piccola diocesi di Albano, il vescovo di Siena, famoso come il vescovo ausiliare di Roma più attento ai dimenticati della capitale, il custode del Sacro Convento di Assisi, divenuto sotto la sua guida un luogo mondiale. E poi, fuori dal novero dei cardinali elettori perché troppo anziani, altri nomi di qualità ottengono la porpora. Nomi di qualità non tanto per gli incarichi ricoperti, ma perché hanno fatto tanto e rappresentato e tanto potranno dire al papa nel governo della Chiesa universale.
Ma ci sono altri due elementi importanti che vanno considerati. I cardinali elettori nominati da Francesco sono 79 su 128, che diventeranno 120, il numero fissato da Paolo VI come il plenum del collegio, nel 2022, quando otto di loro supereranno il limite massimo d’età stabilito per partecipare al Conclave. L’altro dato è che, sebbene di poco, continua a scendere il peso dei membri della curia romana. Diminuiscono di poco, certo, ma diminuiscono, e questa indicazione è importante per capire come aumenti il peso del mondo che viene coinvolto nella costruzione del nuovo volto della Chiesa, universale.