Nel 2020 uccisa una donna ogni tre giorni, l'89% dei femminicidi avviene in famiglia
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Nel 2020 uccisa una donna ogni tre giorni, l'89% dei femminicidi avviene in famiglia

Questi i dati del rapporto Eures: i femminicidi avvengono nel 69% in una coppia. Gelosia e possesso sono ancora il principale movente

Violenza su una donna
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24 Novembre 2020 - 11.41


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Si contano 91 donne vittime di omicidio nei primi dieci mesi del 2020, praticamente una ogni tre giorni. Questo il dato raccolto nel periodo gennaio-ottobre 2020 dal VII Rapporto Eures sul Femminicidio in Italia, un dato in leggera flessione rispetto alle 99 vittime dello stesso periodo dell’anno precedente.

A diminuire significativamente sono tuttavia soltanto le vittime femminili della criminalità comune (da 14 ad appena tre nel periodo gennaio-ottobre 2020), mentre risulta sostanzialmente stabile il numero dei femminicidi familiari (da 85 a 81) e, all’interno di questi, il numero dei femminicidi di coppia (56 in entrambi i periodi), mentre aumentano le donne uccise nel contesto di vicinato (da 0 a 4).

Sono 3.344 le donne uccise in Italia tra il 2000 e 31 ottobre 2020, pari al 30% degli 11.133 omicidi volontari complessivamente censiti ed elaborati dall’Istituto di Ricerca Eures.

L’incidenza della componente femminile registra negli anni una costante crescita.

L’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019.
Analogamente, all’interno del contesto familiare, i femminicidi consumati all’interno della coppia salgono al 69,1% (erano il 65,8% nell’anno precedente).

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E se la gelosia patologica e il possesso continuano a rappresentare anche nel 2020 il principale movente alla base dei femminicidi (con il 31,6% dei casi), le prescrizioni imposte dal lockdown e la forte estensione dei tempi di convivenza spiegano il forte aumento dei femminicidi seguiti alla esasperazione delle condizioni di litigiosità/conflittualità domestica (27,8%, a fronte del 18,1% del 2019) così come quelli correlati ad una situazione di disagio della vittima (o dell’autore), passati di litigi e dissapori che, evidentemente, in una situazione di costretta e continuativa convivenza, hanno generato veri e propri corto circuiti, esasperando le microconflittualità quotidiane precedentemente rese più gestibili dalle minori occasioni di contatto.

Aumentano anche le donne uccise per l’incapacità dell’autore (generalmente il coniuge) di prendersi cura della malattia (fisica o psicologica) della vittima (dal 10,8% al 20,3% del totale) o dell’autore (dal 16,9% al 17,7%): il disagio complessivamente inteso, in assenza di un adeguato supporto socio-sanitario, arriva a spiegare nell’anno del lockdown oltre un terzo dei femminicidi censiti.

Marginale appare invece il movente economico, passato dal 4,8% al 2,5%.

La coppia continua dunque a rappresentare il contesto relazionale più a rischio per le donne, con 1.628 vittime tra le coniugi, partner, amanti o ex partner negli ultimi 20 anni (pari al 66,2% dei femminicidi familiari e al 48,7% del totale delle donne uccise) e 56 negli ultimi 10 mesi (pari al 69,1% dei femminicidi familiari e a ben il 61,5% del totale delle donne uccise). Gli autori sono “per definizione” nella quasi totalità dei casi uomini (94%), con valori che nel corso dei singoli anni oscillano tra il 90% e il 95%.

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Un fenomeno certamente correlato alle modificazioni del femminicidio (moventi e profili della vittima) legate alla pandemia e alla spinta all’isolamento che ne ha accompagnato i modelli di contenimento è quello del fortissimo incremento dei femminicidi-suicidi: tale dinamica era infatti riscontrabile nel 23% dei femminicidi tra gennaio e ottobre 2019, salendo al 43,1% nei primi 10 mesi del 2020, con un incremento del 90,3% (da 31 a 59 casi in termini assoluti). Più in dettaglio si segnala un incremento dei femminicidi-suicidi tra quanti hanno ucciso la propria moglie o convivente (da 10 a 21, con un tasso suicidario che raggiunge il 50%), così come negli altri ‘femminicidi di coppia’ (da 3 a 5 casi).

Osservando i diversi ruoli familiari delle donne vittime di femminicidio si rileva una significativa crescita delle coniugi e conviventi (+13,5%), cui corrisponde una parallela flessione delle donne uccise da partner/amanti (-20%) e da ex coniugi/ex partner (-33,3%), a conferma di come la convivenza abbia costituito, nel corso dei primi dieci mesi del 2020, un consistente acceleratore del rischio omicidiario.

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Coerentemente al forte calo delle donne uccise in eventi connessi alla criminalità comune, nei primi 10 mesi del 2020 si registra una significativa flessione delle vittime straniere, più frequentemente esposte al rischio in questa tipologia di omicidi (spesso correlati alla prostituzione o alla droga). Il 2020 registra quindi una leggera crescita del numero dei femminicidi con vittime italiane, sia in relazione al complesso del fenomeno omicidiario (+1,3%, da 76 a 77), sia per quanto riguarda i femminicidi familiari (+5,7%, da 66 a 68).

In relazione all’area geografica, confrontando i primi 10 mesi del 2020 con lo stesso periodo del 2019, è possibile osservare un significativo incremento dei femminicidi familiari soltanto nel Nord Italia (da 42 a 46 vittime, pari a +9,5%), dove è censita oltre la metà (56,8%)dei femminicidi complessivamente commessi in Italia.

 

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