I veri anti-americani? Sono i nemici di Bergoglio
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I veri anti-americani? Sono i nemici di Bergoglio

Dal cardinale Muller (non esattamente fan di Bergoglio) una accusa agli Stati Uniti e a Biden. Una polemica anti-abortista per la quale alla fine finiscono per stare dalla parte di Trump e dei golpisti di Capitol Hill

Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

26 Gennaio 2021 - 17.36


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Per anni è stata alimentata, nutrita, una leggenda metropolitana. Il papa che suggerì a Barack Obama la strada per risolvere la disputa che oppone Stati Uniti e America Latina togliendo le sanzioni a Cuba – cioè Francesco- sarebbe un papa comunista, un papa intriso di anti-americanismo pregiudiziale. Ora accade che un cardinale non certo amicale verso questo papa, il cardinale Müller, dica: “Ora gli Stati Uniti, con il loro potere politico, mediatico ed economico concentrato, sono in prima linea nella campagna più sottilmente brutale per scristianizzare la cultura occidentale in 100 anni”. Questo non sa di possibile anti-americanismo? Se può essere legittimo il sospetto allora dobbiamo capire perché il cardinale Müller attacchi così duramente gli Stati Uniti. Ecco il prosieguo del suo ragionamento: “ Sminuiscono le vite di milioni di bambini che ora cadranno vittime della campagna abortiva organizzata a livello mondiale sotto l’eufemismo di “diritti alla salute riproduttiva”, indicando i difetti di carattere di Trump. Un confratello altrimenti molto stimato mi ha rimproverato di focalizzarmi troppo sull’aborto. Perché con la sconfitta di Trump è stato scongiurato il pericolo molto più grande che questo pazzo avrebbe premuto il pulsante nucleare. Ma sono convinto che l’etica individuale e sociale abbia la precedenza sulla politica. Il limite è superato quando la fede e la moralità si contrappongono al calcolo politico. Non posso sostenere un politico abortista perché costruisce case popolari e per il bene relativo dovrei accettare il male assoluto”. 
Chiunque abbia a cuore il dramma dell’aborto non può però sottrarsi proprio a quel che il cardinal Müller non vuol sostenere: infatti tutte le statistiche di questi anni dimostrano che negli Stati Uniti gli aborti aumentano quando governano i repubblicani e diminuiscono quando governano i democratici. Anche spiegare il perché è molto semplice. Perché l’agenda politica dei repubblicani si basa su individuo e famiglia, ma non sullo Stato, definito da Reagan “il problema”. Così le loro politiche diminuiscono gli stanziamenti per le politiche sociali e gli aborti, quelli veri, aumentano. Queste politiche sociali invece aumentano quando governano i democratici, e gli aborti, quelli veri, diminuiscono. Se dunque si ritiene che gli aborti veri, quelli reali, cioè quelli ogni anno vengono praticati.  sono la priorità, il dramma sociale da indicarsi come prioritario, allora non si può sottrarsi alla presa d’atto che gli Stati Uniti di Biden con ogni probabilità li ridurranno, come è accaduto con tutte le amministrazioni democratiche comparate con le precedenti amministrazioni repubblicane. 
Queste affermazioni sembrano confermare che quella anti-abortista sia diventata più che un’angoscia per il dramma un’ideologia, che conduce molti conservatori cattolici americani a ritenere che uno stato che legifera  per l’aborto è caduto nell’illegalità. Ecco perché questo campo religioso conservatore può arrivare in alcune sue frange a giustificare quanto accaduto a Capitol Hill. 
In questa situazione è evidente che non servono nuovi incendiari, ma nuovi pompieri. Questa polarizzazione è rischiosissima per tutti, ovviamente anche per il campo liberal, come dimostrano alcuni aspetti scientifici della complessa estensione dell’aborto terapeutico varata dallo Stato di New York. Di certo non è un muro contro muro quello che serve, e sembra proprio che l’unico campo che cerca di fare di tutto per evitarlo è quello dei vescovi americani più sensibili alla predicazione di Francesco. Quando l’arcivescovo di Washington ha messo in chiaro che lui, se richiesto, darà l’ostia consacrata al presidente Joe Biden, ha solo indicato una strada che aiuta tutti gli americani a incontrarsi, a capirsi, a riconciliarsi. Perché le ferite americane sono tante, e i muri non servono non soltanto ai confini, ma anche all’interno, tra le coscienze di un grande paese. 

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