Sono una delle immagini più vivide della barbara deportazione nazista nei campi di sterminio e concentramento: i loro volti disorientati compaiono per una manciata di secondi dietro il finestrino appannato del treno che li porterà in un campo di sterminio nazista.
È il 19 maggio del 1944. E quei pochi secondi in bianco e nero faranno il giro del mondo nella maggior parte dei documentari sulla Shoah, ma fino ai giorni nostri non sapevano chi fossero e soprattutto se fossero sopravvissuti.
Loro sono due bambini di 1 e 3 anni, rimasti per decenni senza nome ma con un destino apparso drammaticamente certo, quello delle vittime anonime della barbarie nazista.
Fino a quando due ricercatori olandesi sono riusciti a rintracciarli, entrambi vivi, entrambi con un ricordo indelebile dei campi di sterminio.
Marc e Stella Degen furono deportati con i loro genitori nel campo di concentramento di Bergen-Belsen in Germania.
E sono riusciti a sopravvivere grazie a un prigioniero che, dopo la morte dei loro genitori, si è preso cura di loro, nascondendoli e proteggendoli.
“Ora sento che posso gridare: sono ancora qui! I nazisti non mi hanno preso!”, ha detto Marc Degen, che ha recentemente compiuto 80 anni, in un’intervista dalla sua casa ad Amstelveen, un sobborgo di Amsterdam.