Secondo quanto emerge dal report Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), ad ammalarsi di Covid-19 sono soprattutto i non vaccinati. La percentuale di no vax ricoverati nelle terapie intensive dei 16 ospedali sentinella individuati da Fiaso è infatti del 74% contro il 26% dei vaccinati, per un incremento complessivo dei ricoveri in rianimazione in una settimana del 17%.
Un dato atteso – sottolinea la Federazione – sulla base dell’andamento dei ricoveri nelle settimane precedenti: i pazienti che arrivano in terapia intensiva lo fanno di solito dopo 5-6 giorni di ricovero in altri reparti. Nel corso della settimana 7-14 dicembre sono cresciuti sia i pazienti con ciclo vaccinale completo sia non vaccinati, ma con significative differenze.
Chi sono i vaccinati in rianimazione? Hanno in media 70 anni e nell’80% dei casi sono affetti da altre patologie. Tra i no vax, invece, solo il 52% ha comorbidità e l’età media scende a 64 anni.
L’incremento dei vaccinati in terapia intensiva è da attribuire quasi esclusivamente a pazienti fragili a cui è stato somministrato il vaccino con doppia dose da oltre 4 mesi e che non ha ancora ricevuto la terza dose. In una settimana, infatti, in rianimazione sono aumentati del 45% i soggetti vaccinati: tutti vaccinati da più di 4 mesi e per l’80% affetti da altre malattie.
Aumentano anche i ricoveri ordinari, ma in misura inferiore rispetto alle settimane precedenti. In 7 giorni l’incremento delle ospedalizzazioni per Covid è stato pari all’8%, con una lieve decelerazione rispetto al 7 dicembre. Tra i ricoverati nei reparti ordinari i pazienti vaccinati hanno in media 74 anni e nel 79% dei casi sono soggetti fragili con comorbidità. Mentre i non vaccinati sono in media più giovani, circa 65 anni, e solo la metà di loro è affetta da patologie. Il 50% dei pazienti Covid no vax, dunque, è costituito da persone in buona salute.
“Il report dell’ultima settimana degli ospedali sentinella – afferma il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore – evidenzia la necessità e l’urgenza della terza dose per i pazienti fragili, ad oggi una priorità assoluta se vogliamo controllare le terapie intensive. I dati ci dicono infatti che i vaccinati in rianimazione, sia pur una minoranza rispetto al totale, sono quasi tutti pazienti fragili che non hanno ancora avuto accesso alla dose addizionale necessaria a completare il ciclo vaccinale per chi soffre di altre patologie”.
“È opportuno ricordare – precisa – che per i soggetti estremamente vulnerabili la dose addizionale è raccomandata anche a distanza di 28 giorni dalla seconda dose e non è necessario aspettare i 5 mesi”.
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