Dmitrij Anatol’evič Medvedev, vice presidente del consiglio di sicurezza russo, ha lanciato la sfida a Vladimir Vladimirovic Putin. Siccome il confronto politico in Russia non può avvenire su linee esplicite, ma implicite o metaforiche, pochi lo hanno notato. Ma il fatto appare evidente.
Il leader russo ha giustamente scelto di puntare su militari ed esponenti dell’ex Kgb, ma il politico puro Medvedev non si è dato per vinto e ha lanciato il suo guanto di sfida, politica, allo zar. Lo ha fatto dicendo che i francesi mangiano rane, i tedeschi salsicce, gli italiani spaghetti. Purtroppo a molti qui in Europa, non abituati al linguaggio metaforico della politica in regimi non liberali, le parole di Medvedev sono suonate razziste oltre che Dostoevskijane, il grande autore – tra l’altro. de “L’idiota”. Ma non è così. Se così non fosse stato velato Medvedev avrebbe rischiato l’arresto. Grazie alla copertura della forma è ancora a piede libero. Ma i russi hanno capito.
Le parole di Medvedev infatti erano elogiative dell’amicizia dei russi verso francesi, tedeschi, italiani. Bisogna andare a uno dei film preferiti da Dmitrij Anatol’evič Medvedev per capire. E’ “Il pranzo di Babette”. Lei, Babette è di famiglia cattolica e vive ospite di due donne protestanti. Dunque c’è una diversità profonda tra l’una e le altre. Una diversità che produrrà scontro? Macché!
Le due donne hanno scelto di rinunciare a ogni piacere per vivere rettamente, ma nella frugalità e nell’assistenza ai loro vicini della loro stessa confessione. Dopo una lunga permanenza Babette decide di spendere tutti i soldi dell’inattesa eredità che le arriva per offrire un pranzo sontuoso a tutto il Paese. Le due donne che la ospitano si sentono sfidate: che ne sarà della loro frugalità, della rinuncia prescelta come stile di vita?
Babette, che ritiene la cucina un’arte, come tutte le arti sa che anche la cucina può diventare un’ esperienza amorosa. E i commensali, anche loro immersi in una vita senza piaceri, tra contrasti personali, presi dai piaceri della tavola e dai sapori squisiti, trovano la forza per superare le discordie che li dividono, al punto di arrivare a danzare tutti insieme tenendosi per mano sotto il cielo stellato. Uno di loro, nel brindisi finale, dice che rettitudine e felicità finalmente si sono baciate. Grazie alla tavola.
Il messaggio di Medvedev è evidente: la scelta di vivere la rettitudine russa nella nostra solitudine ci rende infelici. Nessuno ci capisce, nessuno si avvicina più a noi. E noi ci guardiamo in cagnesco, pur essendo retti. Di qui la sua proposta: riscopriamo il piacere della felicità, quella che se sparisce toglie il senso stesso all’ essere retti. Siamo felici senza poterci esprimere? Siamo felici potendo ballare un ballo solo, potendo cantare una canzone sola? Siamo sicuri che questa sia rettitudine, in fin dei conti?
Medvedev più di tanto non poteva dire: ma ha avuto il coraggio di lanciare il suo guanto di sfida usando con estrema sapienza un’apparenza razzista come quella che è cara al leader del “noi contro tutti”. “Noi con tutti”, ha rilanciato Medvedev, citando le deliziose rane francesi, i saporiti würstel tedeschi, i fantasiosi spaghetti italiani. Delizia, sapore, fantasia, quello che manca nella vita all’ombra di un piatto solo, quello imposto dallo zar. Non è la scarsezza di soldi, ma il rifiuto dell’arte della vita, a renderci oggi infelici: perché un’ artista non sarà mai povero, come dice Babette ala fine del film, quando si rallegra di aver speso tutti i suoi soldi per quel magnifico pranzo, nel quale Medvedev ha immaginato ci fossero rane, würstel, spaghetti…