Guido Rasi, professore di microbiologia all’università di Roma Tor Vergata ed ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco Ema e dell’italiana Aifa, si esprime sulle misure anti-contagio affermando che «Come al solito non c’è una regola assoluta» e che «Bisogna seguire un po’ la pandemia. Si era posta la scadenza del primo novembre perché era molto in calo. In questo momento bisogna essere pronti a vedere l’andamento. Ogni due settimane, lo sappiamo, va fatto un aggiornamento, e se le cose continuano così si può anche pensare di toglierle ma con qualche esclusione: le Rsa dovrebbero assolutamente mantenere l’obbligo di indossare questa protezione assieme a tutti quei reparti ospedalieri dove si concentrano pazienti fragili nelle sale d’attesa e nelle strutture»
Rasi continua: «Penso ai reparti di oncologia e di chemio, lì andrebbe mantenuta la mascherina», riflette l’esperto. «Magari nell’atrio, nei corridoi uno può pure farne a meno, ma in alcune situazioni assolutamente no». Rasi non sarebbe dunque per uno stop indiscriminato, afferma, «ma per uno stop pragmatico e ragionevole. Ormai abbiamo capito quali sono le situazioni a rischio»
«Per esempio i reparti di dialisi dove ci sono pazienti di una vulnerabilità assoluta. Nei reparti come nelle sale d’attesa, ovviamente. Lì dove si sa che girano persone vulnerabili» e a rischio di forme gravi di Covid.
Argomenti: covid-19