Per decenni siamo stati abituati a immaginare medici e chirurghi come figure esclusivamente maschili. Perché, fino a pochi anni fa, le statistiche vedevano una larghissima maggioranza di uomini a svolgere queste professioni. Oggi, però, per fortuna le cose stanno cambiando. I dati del Ministero della Salute ci restituiscono un nuovo quadro per quanto riguarda il gender gap in ambito sanitario: nel 2021, il 49,9% dei “camici bianchi” era donna. E, negli ospedali, c’è stato addirittura il sorpasso. Un cambio di rotta significativo rispetto al 2020, quando il report del Comitato europeo dei diritti sociali (Ceds) del Consiglio d’Europa bocciò il nostro Paese sul tema della disparità lavorativa tra uomini e donne.
Donne in camice bianco: la parità è solo apparente
Anche se, guardando con maggior attenzione i numeri, ci si accorge che le differenze di genere in ambito sanitario sono ancora ben presenti, specie se si sale nella scala gerarchica. Nei ruoli apicali, infatti, gli uomini fanno ancora man bassa di titoli e poltrone: ben l’83% dei primari ospedalieri, ad esempio, è di sesso maschile. A conferma del fatto che le donne continuano a fare fatica quando si tratta di fare carriera. In ogni caso, il pareggio generalizzato è sicuramente una buona notizia, un piccolo primo passo verso una vera equità delle condizioni di lavoro.