Le cellule staminali del cervello potrebbero ridurre la progressione della sclerosi multipla, è questo quanto emerge da uno studio dell’ Irccs ospedale San Raffaele di Milano, pubblicato sulla rivista Nature Medicine.
Nel maggio 2017, per la prima volta al mondo, un paziente con sclerosi multipla progressiva in stadio avanzato ha ricevuto una terapia a base di cellule staminali neurali, nell’ambito dello studio Stems, coordinato dal professor Gianvito Martino, direttore scientifico del San Raffaele di Milano e pioniere della ricerca in questo campo.
Nell’articolo oggi su Nature Medicine, i medici e ricercatori dell’Unità di ricerca di Neuroimmunologia e del Centro Sclerosi multipla del San Raffaele dimostrano la sicurezza e la tollerabilità del trattamento. Non solo. Hanno osservato una riduzione dell’atrofia cerebrale nei pazienti trattati con il maggior numero di cellule staminali neurali e una variazione del profilo liquorale in senso pro-rigenerativo dopo il trattamento. Risultati «di estremo interesse – sottolineano – che necessitano però di essere confermati su un gruppo più ampio di pazienti per poter pensare in un futuro ad un possibile impiego di queste cellule nella pratica clinica». Lo studio ha coinvolto 12 persone con Sm progressiva ed elevata disabilità, che avessero già sperimentato le terapie disponibili, con scarso o nessun successo.
I pazienti sono stati suddivisi in 4 gruppi, di 3 malati l’uno, che hanno ricevuto, con un’unica puntura lombare, un numero di cellule crescente, da circa 50 milioni per il primo gruppo fino ad arrivare a 500 milioni di cellule per l’ultimo. Le staminali utilizzate per il trapianto sono di origine fetale e sono state preparate grazie alla collaborazione con il Laboratorio di terapia cellulare Stefano Verri, sostenuto della Fondazione Matilde Tettamanti e Menotti De Marchi Onlus e con la Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.
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