Ascoltare Verdi, Puccini e Beethoven fa bene al cuore
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Ascoltare Verdi, Puccini e Beethoven fa bene al cuore

'Va Pensiero', 'Nessun Dorma' e la 'Nona Sinfonia' aiutano a ridurre la frequenza cardiaca e a migliorare la pressione sanguigna di chi le sta ascoltando.

Ascoltare Verdi, Puccini e Beethoven fa bene al cuore
Giacomo Puccini
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29 Novembre 2023 - 01.30


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Ascoltare ‘Va Pensiero’ di Giuseppe Verdi, ‘Nessun Dorma’ di Giacomo Puccini e la ‘Nona Sinfonia’ di Beethoven fa bene al cuore: le opere infatti, riducendo la frequenza cardiaca, aiutano a migliorare la pressione sanguigna di chi le sta ascoltando. Le note di queste celebri suonate, grazie ai ritmi delicati e simili a quelli che regolano la pressione, hanno un effetto rilassante e permettono all’organismo di rallentare la frequenza del battito cardiaco rallenta e di abbassare la pressione arteriosa. Lo ha stabilito uno studio dell’Università di Oxford presentato al congresso della British Cardiovascular Society di Manchester.


I cardiologi – ha scritto il ‘Telegraph’ – hanno esaminato i lavori scientifici che negli ultimi decenni hanno esplorato l’impatto dei diversi tipi di musica sulla pressione arteriosa e la frequenza cardiaca. Hanno quindi verificato varie ipotesi, che coinvolgono sei diversi tipi di musica, su un piccolo gruppo di studenti. La musica classica che segue un particolare ritmo (10 secondi) ha avuto il maggiore impatto, riducendo la pressione sanguigna. Mentre brani con un ritmo più veloce, tra cui un estratto dalle ‘Quattro Stagioni’ di Vivaldi, non hanno avuto un effetto su cuore e sangue.

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Secondo Peter Sleight, autore dello studio e cardiologo dell’Università di Oxford, “la musica si usa già come terapia rilassante, ma questo lavoro ha revisionato gli studi sull’argomento e controllato la loro efficacia. Abbiamo fornito una migliore comprensione di come le note di brani classici molto famosi e soprattutto determinati ritmi possono avere precisi effetti sul cuore e sui vasi sanguigni. Ma sono necessari ulteriori studi – ha aggiunto – che potrebbero ridurre lo scetticismo, ancora imperante, sul ruolo terapeutico della musica”.

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