Sottovalutazione, forse qualche responsabilità dei singoli. Ma il contesto è catastrofico. «Con il drammatico incendio di Tivoli la casistica dei decessi ospedalieri si arricchisce di un evento la cui probabilità in un luogo di diagnosi e cura dovrebbe essere pari a zero».
Così in un intervento sulla Stampa il presidente del Gimbe Nino Cartabellotta. «In tutti i sistemi complessi – aggiunge – possano verificarsi situazioni che portano a eventi anche catastrofici. La presenza dei buchi di per sé non è sufficiente a determinare un evento avverso, che accade solo quando i buchi si trovano perfettamente allineati».
«In quest’ottica di sistema – prosegue – la tragedia di Tivoli rappresenta solo la punta dell’iceberg di innumerevoli rischi latenti che oggi potrebbero causare ovunque eventi catastrofici». La prima causa è «l’imponente definanziamento: se nel 2010 la spesa sanitaria pubblica pro-capite era pari alla media dei Paesi europei, nel 2022 abbiamo raggiunto un gap di oltre 830 euro a testa, ovvero circa 48 miliardi».
Il definanziamento, spiega ancora, «è stato ammortizzato soprattutto dal capitale umano. Infatti, la persistenza del tetto di spesa sul personale sanitario fissato nel 2004 ha prima ridotto la quantità di medici e soprattutto di infermieri, poi li ha progressivamente demotivati». C’è poi «la lentezza con cui vengono spesi i fondi per la ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento tecnologico. Rimangono da utilizzare circa 10,5 miliardi con notevoli differenze tra Regioni». Infine, «la riorganizzazione dei servizi territoriali prevista dal Pnrr è stata fortemente ridimensionata con la rimodulazione».
«Il Ssn è stato istituito nel 1978 per tutelare un diritto costituzionale – conclude Cartabellotta – Il suo progressivo indebolimento, oltre a ledere tale diritto, può generare tragedie come quella di Tivoli».