Sanità, il primario: "No alla violenza ma l'esasperazione dei pazienti al pronto soccorso va capita"
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Sanità, il primario: "No alla violenza ma l'esasperazione dei pazienti al pronto soccorso va capita"

Maurizio Viecca, 50 anni di professione alle spalle e ora alla guida della Cardiologia al Fatebenefratelli di Milano, cerca un'angolatura diversa per spiegare le frequenti manifestazioni di aggressività nei presidi dedicati a

Sanità, il primario: "No alla violenza ma l'esasperazione dei pazienti al pronto soccorso va capita"
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16 Settembre 2024 - 17.24


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Analisi perfetta. «Nulla giustifica la violenza, che è sempre da condannare, ma l’esasperazione dei pazienti al pronto soccorso va capita».

Maurizio Viecca, 50 anni di professione alle spalle e ora alla guida della Cardiologia al Fatebenefratelli di Milano, cerca un’angolatura diversa per spiegare le frequenti manifestazioni di aggressività nei presidi dedicati a chi ha bisogno di un primo aiuto urgente.

«La presenza delle forze dell’ordine non guasta – ha detto- ma il problema va visto nella sua interezza. Il tema principale è che la gente è arrabbiata quando arriva in pronto soccorsi stracolmi, mai stati così affollati perché manca il `filtro´ del medico di base. A Milano negli ultimi 20 anni sono aumentati di numero e in capienza eppure la situazione è peggiorata. I pazienti giungono in questi luoghi affollati e, col passare delle ore in attesa, si innervosiscono perché sono stanchi, preoccupati e stanno male e di fronte hanno degli operatori a loro volta esausti perché gli organici sono scarsi e i turni pazzeschi».

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Il primario suggerisce possibili variazioni nelle modalità di accoglienza: «Non esiste che le persone debbano passare 7-8 ore a guardare il soffitto. Dovrebbero essere viste subito da un medico che dovrebbe indicare un iter di esami. Certo, poi dovrebbero attendere lo stesso il loro turno ma intanto verrebbero visitate subito da un sanitario e tranquillizzate».

Un ruolo importante, considera Viecca, lo devono avere proprio gli operatori sanitari: «Bisogna essere disponibili e umili con le persone che hanno paura e sono sofferenti».

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