Con grande clamore mediatico, ieri è iniziato il processo per la morte di Sarah Scazzi, la cui triste storia è stata per un anno una delle notizie di cronaca col più alto interesse popolare.
Avetrana, il paese del delitto, trasformato per lungo tempo in una base operativa giornalistica e televisiva h24, con le tende piantate davanti alla casa dove la ragazzina venne uccisa, per carpire una parola e rubare un’inquadratura ai protagonisti, ormai nel ruolo di mostri mediatici.
Il Comune di questo paese si è costituito parte civile per i danni d’immagine subiti e i media, dopo un periodo di pausa, sono tornati a frotte “sul luogo del delitto” e a Taranto, dove il processo si svolge, per raccontarci quello che sarà il piatto forte della televisione nei prossimi mesi.
Il tutto sara’ ripreso integralmente dalle telecamere di Un giorno in pretura, ammesse in aula e volute fortemente dai giudici, che considerano l’importante aspetto sociale del processo. Ma qual’è?
Ieri la storia della povera Sarah ha ricominciato a rimbalzare in tv, dai tg alle trasmissioni di commento, col solito parterre di opinionisti varioqualificati e c’è da aspettarsi nelle prossime settimana la raffica di prime serate sull’argomento.
Ieri a Matrix di Banale 5, il conduttore e “scoperchiatore di tombe” Alessio Vinci cercava di far salire l’argomento Sarah nelle alte sfere della sociologia, mentre lo psicologo di turno tracciava un quadro del perché tanto interesse intorno al delitto a dir poco inquietante: vedremmo nella truculenza di questi accadimenti, la rappresentazione del Male Assoluto che c’è nell’Uomo. Ne abbiamo orrore ma ne siamo attratti. Il ritorno della psicologia d’accatto.
Non c’è da stare sereni per nulla, perché nei prossimi giorni gli altri “tombaroli” sferreranno l’attacco mediatico al delitto Scazzi:
Porta a Porta di sicuro si farà un plastico dell’aula del processo in scala 1:1 con Vespa che fluttuerà leggero tra la gabbia degli imputati e il banco dei giudici.
Quarto Grado con Salvo Sottile (ma chi è costui?) l’unico siciliano che abbia mai sentito parlare con accento sardo, che per me è il più bravo scoperchiatore di tombe della nostra televisione: riesce, sempre in sardo, a parlare per decine di trasmissioni delle stesse cose: Sarah Scazzi, Melania Rea, Salvatore Parolisi, delitto di Garlasco, delitto di Perugia etc anche quando poco o nulla c’è da dire.
Chi l’ha visto? con la brava Federica Sciarelli (ma sempre con la voce un ottava sopra i decibel sostenibili dall’orecchio umano) la quale ammanta le efferatezze di questi delitti con l’alibi del servizio pubblico, ma che poi, in una diretta storica, svela alla madre di Sarah che la figlia è stata ritrovata nel pozzo.
Orrori su orrori, è solo l’inizio e ce ne saranno per tutti.