Metti un giorno di vacanza a Ostuni, la città bianca, una delle località turistiche più belle e frequentate d’Italia. Ti siedi al tavolo del bar, ordini il caffè e provi a scaricare il quotidiano sull’iPad, per leggertelo in santa pace. Sul display, in alto a sinistra, accanto alla sigla dell’operatore telefonico – Tim – non appare 3G bensì una E. Capisci che sei nel terzo mondo digitale.
Pensavi che la connessione dati Edge fosse un brutto ricordo del passato, quando tablet e smartphone non esistevano e sul telefono cellulare scaricavi al massimo qualche messaggio di posta elettronica. Invece Edge vive e lotta insieme a noi. Tim la propina ancora sulle sue reti di telefonia mobile, al tempo dell’Hspa evoluto, alla vigilia dell’Lte o 4G che dir si voglia. Manco Ostuni fosse lo Zimbabwe, dove cittadini e turisti non hanno bisogno di internet!
Ecco, questo è il digital divide più subdolo, perché in un luogo così non te lo aspetti. La tecnologia Edge è vintage telematico, va bene per le dimostrazioni nei musei, accanto al radiotelegrafo di Marconi. Persino l’assenza di copertura sarebbe più dignitosa.
Cara Tim, per piacere, rottama subito Edge, così nei convegni potrai parlare più liberamente di banda larga e sarai più credibile.
P.S. Ho abusato di sigle e acronimi per essere conciso. Ecco qui qualche dato:
Edge (Enhanced Data rates for Gsm Evolution): velocità fra i 150 e i 200 kbps;
Hspa + (High Speed Packet Access) : banda fino a 42 MBit/s in download e 22MBit/s in upload;
Lte o 4G (Long Term Evolution) Max Downlink Speed): 326,4 Mbps.
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