La Befana ci ha portato la Par Condicio tv
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La Befana ci ha portato la Par Condicio tv

Politici in televisione dosati dalle regole elettorali della Par Condicio. Soltanto per la Rai-Servizio pubblico. Su Mediaset il suo padrone imperversa libero.

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6 Gennaio 2013 - 20.45


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Dalla Epifania scatta la legge che regola la corretta distribuzione delle presenze televisive dei partiti e dei candidati alle prossime elezioni politiche. Con alcuni problemi aperti e irrisolti. Le regola possono valere soltanto per la Rai pubblica lasciando libero il proprietario-candidato premier di fare e di dire come e quanto gli piace sulle sue tre televisioni di casa?

Seconda questione: la doppia veste di alcuni ruoli istituzionali ed assieme candidati, vedi il presidente del consiglio Mario Monti che soltanto alla conferenza stampa di Natale, il 23 dicembre, ha annunciato la sua “Salita in politica”. Terzo elemento di incertezza, fortunatamente ancora per poco, l’attuale assenza della lista dei candidati alcuni dei quali, grazie a loro ruoli pubblici, nell’incertezza potranno cercare di intruffolarsi in trasmissioni di grande ascolto in altra veste da quella di candidato. Ne vedremo delle belle.

Dispari condicio. Grazie a Roberto Zaccaria, parlamentare Pd ed ex presidente Rai, abbiamo già oggi un assaggio di come gira e delle inevitabili polemiche che ci attendono. I dati forniti mancato di “certificazione” ufficiale dell’Agcom, ma sono indicativi. Della dispari condicio di chi possiede o non possiede televisioni nazionali. E partiamo proprio dal Partito Tv di Berlusconi. Che imperversa personalmente persino su Tele Tuscolo. Tempi calcolati sui notiziari dal 23, data della decisione di Monti, a fine anno. Una settimana d’assaggio. Il Pdl, dato perdente da ogni sondaggio, vince su tutti i Tg, sia pubblici sia privati. Tg1 20%, Tg2 21%, e -sorpresa sorpresa- Tg3 col 23%. Sorpresa all’incontrario l’ex Tg di Emilio Fede che offre al partito del proprietario “solo” il 33% di attenzione. Per fortuna rimedia il Tg5 di Clemente Mimun con un tondo 47 % militarizzato e fedele.

Attuali opposizioni. Opposizioni relative dato il supporto trasversale di ieri al governo ex tecnico di Monti. Ma sorvoliamo. Il Pd, il quasi certo primo partito nel prossimo Parlamento. A Tg1 incassa un 16% (Pdl 20%), al Tg2 il 15 (Pdl 21), e recupera al Tg3 col 19%, ma sempre sotto il partito di Berlusconi che incassa un sorprendente 23 per cento di attenzioni. Sorprese anche in casa Mediaset dove il superfazioso Tg4 del fu Emilio Fede distribuisce un salomonico 33% ad ambedue i principali partiti. Sul Tg5 dove straripa il proprietario, al Pd tocca un avaro 10%. L’Udc, sino a ieri micro partito di governo, su Tg1 e Tg2 incassa un non disprezzabile 8%, che scende al 7 sul Tg3. Piccolo spazio anche sul Tg4, 4%. Per il Tg5 il partito di Casini e Cesa risulta “non pervenuto”, stando almeno ai dato forniti da Roberto Zaccaria e in attesa della certificazione ufficiale Agcom.

Tg istituzionali. Interessanti da valutare le presenza “Istituzionali” e gli spazi loro riservati. Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio, Governo. Tre entità e due nomi propri in campo: Giorgio Napolitano e Mario Monti. Al Tg1 l’ordine di attenzione parte da Palazzo Chigi, Presidente del Consiglio 18%, e scende via via a Governo (12%), sino al Quirinale (11%). Il Tg2 calca ancora di più la differenza col 21% alla Presidenza del Consiglio e un 9% al Quirinale. Il Tg3 iper politico (nel senso di insistenza di attenzione) di Bianca Berlinguer guarda a Palazzo Chigi per il 17% e al Quirinale con un misero 6%. A Mediaset le Istituzioni fanno evidentemente poco notizia.

Al Tg4 si parla di presidenza del Consiglio col 10% e di Quirinale solo al 3%. Il Tg5 ha una attenzione più classica: Monti 11%, Napolitano 7%, contro un Silvio Berlusconi, come già detto al 47%.

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