Niente rinascita per l'Unità il 25 aprile. Mistero su direttore e piano editoriale
Top

Niente rinascita per l'Unità il 25 aprile. Mistero su direttore e piano editoriale

Slitta ancora il ritorno in edicola de l'Unità, annunciato per il 25 aprile. Incertezza sul direttore e sul piano editoriale. Il Cdr e le voci di scambio politico.

Niente rinascita per l'Unità il 25 aprile. Mistero su direttore e piano editoriale
Preroll

Desk2 Modifica articolo

20 Aprile 2015 - 17.39


ATF

Doveva tornare in edicola dopo uno stop alle pubblicazioni che dura dall’agosto scorso, il prossimo 25 aprile, data altamente simbolica della rinascita del Paese. Ma la rinascita de l’Unità in salsa nazional-popolare-renziana con l’editore del gossip Guido Veneziani, in cordata con il costruttore lombardo Pessina e con la fondazione Eyu del Pd, per il momento non ci sarà. L’azionista di maggioranza, che in una recente intervista alla domanda se l’Unità sarà ancora il giornale fondato da Antonio Gramsci ha risposto che Gramsci “ha scritto pagine importantissime e attuali, come molti altri politici dell’epoca” (?!?), dichiarando poi il suo sostegno al premier e segretario Pd ma confessando anche di aver votato Grillo alle politiche, sembra non aver ancora sciolto i molti nodi che ancora ci sono in questa intricata vicenda.

AAA direttore cercasi

Tanto per cominciare a tutt’oggi manca ancora il direttore. Veneziani prima aveva annunciato che lo avrebbe scelto giovane e innovativo, come i direttori delle sue tante riviste (Spot, Top, Vero, Miracoli, Rakam). Poi però erano circolati i nomi del direttore dell’altro quotidiano Pd, Europa, di area margheritina, Stefano Menichini, seguito da Maria Teresa Meli del Corriere della Sera e da Gaia Tortora de La 7, ma non è arrivata nessuna conferma. Anzi, il silenzio che è seguito alle indiscrezioni starebbe a significare che i tre hanno declinato l’invito, e che non sarebbe facile – stante l’incertezza sull’avventura editoriale, sulla nuova redazione e sulla linea politica – trovare un professionista affermato disposto mettersi in gioco in questa avventura.

Leggi anche:  Schlein: "Il Pd porta avanti l'intuizione feconda dell'Ulivo di Prodi"
Piano editoriale ancora misterioso

In secondo luogo manca ancora un piano editoriale. L’editore dice che l’Unità “non dovrà essere uno strumento di propaganda”, che sarà un “giornale libero, con nuove sezioni”, che “ci sarà la politica, l’economia, tutte le parti storiche, più altre parti innovative”, facendo capire che non mancherà il tratto “popolare” che caratterizza le testate del suo gruppo. Ma finora queste intenzioni sono rimaste titoli, neanche slide. Cosa sarà davvero il fu giornale di Gramsci nessuno ancora lo sa.

Nessuna data e nuove difficoltà per il ritorno in edicola

In terzo luogo, sfumata quella della Liberazione, manca ancora una data per l’uscita annunciata del quotidiano. Questo nonostante i trionfali tweet lanciati più di un mese fa dal tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi (“Buone notizie per giornalisti e lettori: via libera del Tribunale alla riapertura dell’Unità! Anche questa è #lavoltabuona @matteorenzi”) e dal vicesegretario Lorenzo Guerini (“Bene decisione Tribunale: ora l’Unità può ripartire. Bravo a @FrancescoBonifazi per il lavoro svolto!”).

Leggi anche:  Inchiesta Open, prosciolti Matteo Renzi e tutti gli altri imputati

L’incertezza, le difficoltà e il nuovo slittamento dei tempi per il ritorno in edicola sarebbero dovute, oltre che alle lentezze burocratiche legate al passaggio dalla vecchia società in liquidazione (la Nie di Matteo Fago & co.) alla nuova cordata editoriale, a una certa impreparazione del Gruppo Veneziani a gestire un prodotto delicato come l’Unità e, probabilmente, a questioni economiche ancora irrisolte, e parecchio onerose, sulla sistemazione delle vecchie pendenze.

La direzione del quotidiano merce di scambio con la minoranza interna?

In questo quadro, nei giorni scorsi il Fatto Quotidiano è arrivato a ipotizzare che la nomina del direttore de l’Unità sarebbe stata oggetto di trattativa sull’Italicum tra Renzi e i suoi proconsoli con la minoranza del Pd. In sostanza, secondo le indiscrezioni, sarebbe stata proposta agli oppositori interni la scelta condivisa del direttore in cambio di un atteggiamento più morbido sulla nuova legge elettorale. Ipotesi che sembra, a dire il vero, piuttosto azzardata e che il capogruppo dimissionario dei deputati Pd, Roberto Speranza, ha smentito.

Leggi anche:  Provenzano e Zampa contro Meloni per gli insulti a Prodi: "Atreju è il mondo alla rovescia..."
Il Cdr: “Inaccettabile quello che sta accadendo”

Ma che è stata commentata con queste parole dal Comitato di redazione de l’Unità: “E’ inaccettabile che un’azienda editoriale sia piegata a obiettivi politici. E’ inaccettabile minare così l’autonomia di cui la redazione è sempre stata gelosa custode”. Che poi conclude amaramente: “I giornalisti dell’Unità hanno accettato all’inizio di marzo un accordo doloroso con la società Unità srl del gruppo Veneziani (25 giornalisti assunti dei 56 che componevano la vecchia redazione, di cui solo 16 con rapporto di lavoro dipendente (10 a Roma e 6 a Milano) e gli altri 9 con rapporto di collaborazione, di cui 5 pagati dal Pd). Tutti i passaggi tecnici necessari alla riapertura del quotidiano sono stati superati. Poi un rinvio dopo l’altro e solo grandi squilli di tromba. Oggi non c’è più neanche una data. Quello che resta degli annunci è solo un danno economico notevole per il giornale, che si prepara a ripartire in una fase dell’anno, quella estiva, in cui il mercato è più debole”.

Native

Articoli correlati