Bufale mediatiche: lo scoop dei finti morti in Ucraina
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Bufale mediatiche: lo scoop dei finti morti in Ucraina

Forbes lancia la notizia di risarcimenti a soldati di Mosca morti nel Donbass, ma dopo aver fatto il giro del mondo la storia scompare: era solo il frutto di una grossa bufala<br><br>

Bufale mediatiche: lo scoop dei finti morti in Ucraina
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redazione Modifica articolo

1 Settembre 2015 - 16.28


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A volte anche le fonti d’informazione più autorevoli possono incorrere in errori, ma la questione si fa più seria quando la bufala non è frutto di superficialità ma sembra fabbricata: è quanto è accaduto in questi giorni a “Forbes” con un dispaccio che sembrava poter dirimere una delle questioni più scottanti di questo momento, quello dell’uso di truppe russe in Ucraina.

L’agenzia americana ha lanciato mercoledì scorso una notizia secondo la quale le menzogne russe venivano “finalmente smascherate”: Mosca ha sempre sostenuto di non aver mai mandato reparti armati a sostegno del Donbass ma un suo collaboratore, Paul Roderick Gregory ha scatenato il putiferio citando una fonte web russa denominata “Delovaya Zhin” che secondo lui rivelava “il numero dei soldati russi rimasi uccisi o invalidi durante combattimenti nella parte orientale dell’Ucraina”.

Il giornalista citava un rapporto, datato marzo 2015 e intitolato “aumenti di retribuzione per i militari nel 2015”, ma ne ha modificato il testo per sostenere che il governo di Mosca aveva pagato risarcimenti a soldati russi “che hanno preso parte ad azioni militari in Ucraina orientale”. Nell’articolo si affermava che a partire dal 1 febbraio di quest’anno più di 2.000 famiglie dei soldati uccisi in Ucraina avevano ricevuto un risarcimento di 3 milioni di rubli , ovvero circa 50.000 euro, l’una e gli uomini rimasti paralizzati a seguito di durante un’azione un milione e mezzo di rubli. Non solo: altri 3.200 soldati feriti in battaglia avevano ricevuto un indennizzo di 1.800 rubli per ogni giorno che erano rimasti nella zona del conflitto. Il collaboratore di Forbes concludeva accusando “censori russi” di aver rimosso rapidamente dal sito il materiale incriminato.

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Ovviamente il rapporto di Forbes ha fatto subito il giro del mondo, ripreso dai grandi media: anche l’”International Business Times” ha riferito che il governo russo aveva “accidentalmente pubblicato le cifre trapelate.”
Un articolo di “The Independent” poi ha definito “Delovaya Zhizn” un “sito di notizie noto e rispettato in Russia”, e ha citato il capo del Programma Russia e l’Eurasia a Chatham House, James Nixey, nell’affermazione che la relazione è un “chiodo nella bara” perché dimostra che la Russia si è impegnata in azioni militari nel territorio di Kiev. Anche “Radio Free Europe” ha cavalcato la notizia sostenendo di aver ricevuto risposta da un certo Anatoly Kravchenko, di “Delovaya Zhizn” il quale raccontava che il sito aveva “appreso il numero delle vittime da parte di parenti di militari morti e ottenuto informazioni privilegiate dal ministero della Difesa russo”. Infine numerosi funzionari occidentali, tra cui due ex ambasciatori americani in Russia e in Ucraina e l’ambasciatore Usa presso l’OSCE, avevavo “reetweettato” il rapporto.

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Ad un certo punto però, proprio com’era partita, la tempesta mediatica si è arrestata, per il semplice fatto che il sito russo “Delovaya Zhin” non è attivo, ma l’informazione è giunta attraverso un sito ucraino che naturalmente diffonde informazione e disinformazione per conto del governo di Kiev. L’agenzia se l’è cavata chiamando un causa un “errore di traduzione grammaticale”
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La questione però com’è ovvio non si ferma qua: “Dov’era l’editor online di Forbes, quando la storia è stata pubblicata? E perché nessuno si preoccupa di verificare le fonti?- chiede Natalyia Vasylieva, giornalista dell’ “Associated press” – la facilità con cui nel mondo digitale si diffonde ogni genere di voce è sorprendente, per giorni funzionari occidentali hanno citato un rapporto di Forbes che citava un sito web ucraino che citava un sito web di notizie russo del tutto inesistente”. O meglio, esistente solo in modo virtuale: un “Delovaya Zhizn (bs-life.ru)” risulta infatti registrato ma non è attivo, non pubblica alcuna informazione di contatto né risponde ai numeri telefonici indicati. Ad una richiesta di chiarimenti mandata vi mai qualcuno ha risposto che “il sito è stato violato da hackers che ci risulta fossero basati a Kiev”.

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