Maurizio Belpietro direttore dell’Unità. Il giornalista – dichiaratamente di destra e direttore della Verità – firma il giornale chiuso dal 2017 che domani, sabato 25 alla vigilia delle elezioni, torna in edicola per un giorno affinché non decada per legge la testata. Per i giornalisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci è una provocazione inaccettabile. E il timore, o meglio il sospetto, è che dietro la firma come direttore per un giorno l’operazione abbia ben altra portata. Belpietro è il direttore responsabile.
“Il numero speciale era in programma per oggi, ma l’editore ha comunicato che non sarebbe avvenuto per una modifica nella gerenza. Cioè nel direttore. Non più Luca Falcone, come previsto. Ma Maurizio Belpietro. È chiaramente una provocazione”, dicono i colleghi.
Il quotidiano che fu del Partito comunista va in edicola con un numero singolo perché la testata resti e appunto non “decada”. Comprende otto pagine con interviste a Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Benedetto Della Vedova e Nicola Fratoianni, i leader delle principali liste per le europee (Matteo Salvini e Silvio Berlusconi non avrebbero avuto tempo). Lo hanno redatto tre giornalisti mentre il direttore doveva essere Luca Falcone. Oggi la redazione ha appreso che invece firma Belpietro. Così hanno deciso i proprietari, la Piesse Pessina-Stefanelli costruzioni, la società che ancora oggi detiene interamente la testata: il Pd è fuori dal giornale da tempo. I giornalisti convocati dall’editore che hanno lavorato a questo numero speciale hanno ritirato la firma.
Il 25 maggio 2018 era uscito un numero speciale a un euro perché la testata non decadesse. L’aveva firmata Falcone. Interpellato da Repubblica, Belpietro ha confermato e ha spiegato di essere stato chiamato ieri sera da Pessina il quale gli ha solo chiesto se poteva firmare lui questo numero. Il giornalista ha detto di aver accettato perché “in tempo di crisi di giornali mi è sembrato giusto salvare una testata, che altrimenti rischia di sparire”. Ha aggiunto di non avere “nessuna intenzione di fare il direttore dell’Unità, testata di cui peraltro non condivido molte delle cose che vengono pubblicate”.
La richiesta dell’editore manca di un dettaglio: tecnicamente Falcone poteva firmare il numero come l’anno scorso.
Ecco il comunicato del comitato di redazione.
“Maurizio Belpietro direttore de l’Unità. L’ultimo affronto alla storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci è arrivato questo pomeriggio all’improvviso e senza alcuna comunicazione al Comitato di redazione da parte dell’amministratore delegato Guido Stefanelli quando in redazione era in chiusura il numero speciale realizzato per evitare la decadenza della testata. Si tratta di un gesto gravissimo, un insulto alla tradizione politica di questo giornale e della sinistra italiana prima ancora che una violazione delle norme contrattuali. L’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci e sopravvissuto al fascismo, in mano ad un direttore da sempre apertamente schierato con la parte più conservatrice della politica italiana e più volte alla guida di giornali di proprietà di Silvio Berlusconi che a l’Unità e ai partiti della sinistra non hanno mai risparmiato insulti e campagne d’odio.
Il giornale sarà domani in edicola con la firma di Maurizio Belpietro ma non con quella di Umberto de Giovannangeli che, componente del comitato di redazione chiamato a lavorare a questo numero speciale, avendo saputo del cambio di direzione soltanto pochi minuti prima che il giornale andasse in stampa ha deciso di ritirarla in segno di protesta.
Da mesi la redazione è impegnata in un estenuante confronto con la proprietà nel tentativo di riportare il giornale in edicola, anche a costo di pesanti sacrifici, e mai una simile evenienza è stata prospettata al comitato di redazione e alla Federazione Nazionale della Stampa. È evidente che da ora in poi e su queste basi non c’è alcuna possibilità di trattare oltre e che i giornalisti de l’Unità tuteleranno la propria professionalità e la propria storia in tutte le sedi possibili. La notizia della nomina di Maurizio Belpietro alla direzione de l’Unità è soltanto l’ultimo tassello di una storia iniziata nel 2015 quando la Piesse di Guido Stefanelli e Massimo Pessina ha riportato in edicola il giornale, e culminata nel giugno 2017 con la chiusura dopo mesi di attacchi ai diritti dei lavoratori e alle norme contrattuali. Adesso, però, crediamo sia arrivato il momento di dire basta a questo scempio: faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità ma chiediamo ai vertici dei partiti della sinistra, al mondo della cultura, ai sindacati e a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’informazione libera e democratica di mobilitarsi al fianco della redazione per difendere un patrimonio culturale e professionale comune.