Il gruppo editoriale Gedi, che ha la Repubblica e l’Espresso, sta valutando di vendere il Tirreno e altre testate che hanno sede in Emilia Romagna: le Gazzette di Modena e Reggio e La Nuova Ferrara. I giornalisti del quotidiano toscano hanno chiesto garanzie invano sulla tenuta della testata e sui posti di lavoro. Hanno chiesto invano. Così, dopo aver scioperato due giorni e il giornale non è uscito sabato 3, né domenica 4 ottobre, hanno affidato al Comitato di redazione un pacchetto illimitato di giorni di sciopero. Domani 7 ottobre il giornale non esce.
Tutta l’Associazione Stampa Toscana con il presidente Sandro Bennucci, il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Toscana a partire dal presidente Carlo Bartoli si sono schierati dall’inizio con colleghi de Il Tirreno e hanno chiesto al Governo, alla Regione Toscana e a tutte le forze politiche di prendere posizione ed evitare che un giornale radicatissimo nel territorio costiero rischi di essere svenduto.
Di seguito il comunicato sindacale dell’assemblea dei giornalisti del 2 ottobre che riassume la vicenda.
”L’assemblea dei redattori del Tirreno, riunita in data 2 ottobre 2020 nel salone di viale Alfieri per confrontarsi sulle notizie di cessione della testata insieme ai tre quotidiani dell’Emilia di proprietà del Gruppo Gedi, ha affidato all’unanimità al Comitato di Redazione un pacchetto illimitato di giorni di sciopero.
I giornalisti del Tirreno ritengono incredibile e offensivo il fatto che la trattativa per la cessione di un giornale storico, da sempre leader sul proprio territorio, riferimento per le proprie comunità, stia avvenendo nella più totale segretezza, senza coinvolgere le rappresentanze sindacali, i colleghi, i vertici del giornale e le istituzioni locali.
Il Tirreno ha compiuto i 143 anni di vita e da 42 anni è parte importante del Gruppo Espresso poi confluito in Gedi, testata centrale della federazione dei giornali locali creata dal principe Carlo Caracciolo, mai tanto rimpianto, insieme a Mario Lenzi e all’ingegner Carlo De Benedetti. I bilanci di questa testata per oltre tre decenni hanno contribuito in maniera determinante all’equilibrio economico-finanziario di tutto il Gruppo Espresso, testate nazionali in primis. Questa storia prosegue oggi con la leadership digitale all’interno del gruppo Gnn, con risultati in edicola migliori del mercato e con progetti innovativi di rafforzamento della presenza sui territori e incremento dei ricavi, presi a modello per l’esportazione nel resto del gruppo.
Tutto questo evidentemente non è bastato per ottenere la considerazione e il rispetto da parte dell’alto management di Gedi che a quanto pare dal primo giorno dell’acquisizione del Gruppo Espresso ha avviato consultazioni per la cessione di questo ed altri giornali. Scopriamo in questi giorni della trattativa in essere e nonostante le ripetute richieste ai vertici aziendali ancora non abbiamo ricevuto conferma, notizie o convocazioni.
E’ evidente la volontà di disfarsi di un patrimonio editoriale, svendendone la storia, le professionalità, la credibilità e il radicamento nel rapporto con i lettori online e in edicola. Cedere il giornale ad una neonata società costituita ad hoc, formata da un gruppo di imprenditori senza alcuna esperienza nel settore dei quotidiani, ognuno dei quali con dimensioni societarie, che a giudizio dell’assemblea difficilmente possono far fronte alla gestione di una macchina complessa, che oggi è in grado di viaggiare soltanto perché inserita in un grande gruppo editoriale, sfruttandone e arricchendone le sinergie, sia giornalistiche che di processi industriali, mette a rischio la sopravvivenza del Tirreno, dei posti di lavoro, di quello che esso rappresenta sul territorio.
I giornalisti si chiedono come questa nuova società possa garantire una prospettiva di gestione a lungo termine e la libertà che ha sempre contraddistinto il nostro modo di fare giornalismo indipendente.
Allo stesso tempo si chiedono con quale leggerezza il management di Gedi abbia deciso di vendere il Tirreno e gli altri giornali a imprenditori che non hanno esperienze nel settore editoriale.
Invitiamo i potenziali acquirenti a valutare attentamente, senza tralasciare alcun dettaglio, la peculiarità dell’impresa editoriale, i bilanci, le tendenze di mercato, gli aspetti industriali, l’operazione di riduzione dei costi in atto da anni, e non ultimo le potenziali vertenze esterne e interne che potrebbero materializzarsi.
In queste ore rappresentanti delle istituzioni, di forze politiche e sindacali sono intervenuti a sostegno della nostra lotta.
L’assemblea chiede un incontro urgentissimo ai vertici di Gedi insieme ai rappresentanti degli altri giornali coinvolti nell’operazione, per avere notizie ufficiali e avviare il necessario confronto prima di procedere nella trattativa. Per questo oggi e domani i giornalisti hanno proclamato due giorni di sciopero”.