Giulietti: "La Costituzione antifascista non è in lockdown, guai se la Rai dà spazio agli squadristi"
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Giulietti: "La Costituzione antifascista non è in lockdown, guai se la Rai dà spazio agli squadristi"

Il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana sul TgR del Lazio che ha dato spazio a una manifestazione di negazionisti e intervistato (senza mascherina) un fascista condannato per aver aggredito i giornalisti

Il presidente della Fnsi Beppe Giulietti
Il presidente della Fnsi Beppe Giulietti
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

7 Novembre 2020 - 18.03


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“Definire quanto è successo un fatto imbarazzante è usare un eufemismo. La Rai che non ha ancora mandato in onda la fiction su Mimmo Lucano è la stessa azienda che sembra dimenticare che esiste ancora una Costituzione antifascista e dà voce a personaggi che del fascismo si fanno vanto e che hanno sentenze di condanna per aver picchiato due giornalisti de l’Espresso. Qualcuno a Saxa Rubra dovrebbe ricordarsi che la Costituzione non è in lockdown”.

A parlare è Beppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), che è stato di recente oggetto di una campagna di odio sui social media da parte di soggetti legati a quel mondo di cui Giuliano Castellino, esponente di punta di Forza Nuova, è parte dirigente.

Il TgR del Lazio, un Servizio Pubblico radiotelevisivo, ha dedicato un servizio alla manifestazione di questa mattina a Roma, indetta dai Gilet arancione dell’ex generale Pappalardo e dai fascisti di Forza Nuova. Nonostante il flop della partecipazione – una cinquantina stando all’agenzia Dire – il servizio è andato in onda con dentro una intervista a quel Giuliano Castellino, che così Articolo 21 in un recente articolo ha raccontato: “L’allergia di Giuliano Castellino per la libertà di stampa. Il leader di Forza Nuova continua ad aggredire i giornalisti”.  Come la mettiamo?

La mettiamo male. Stiamo parlando di un’azienda, la Rai, che non ha ancora mandato in onda una fiction su Mimmo Lucano mentre offre un palco mediatico ad un personaggio che non solo rivendica il suo essere fascista, ma che è stato condannato in prima istanza a cinque anni di reclusione per aver picchiato due giornalisti de l’Espresso e di cui esiste un video che lo immortala, durante una recente manifestazione “negazionista” a Piazza del Popolo, finita con scontri con la polizia, aizzare i suoi camerati contro i giornalisti che erano lì per fare il loro mestiere. Qualcosa non va, e una cosa del genere merita una discussione serie. Non faccio appello ad una coscienza antifascista, che è come il coraggio di Don Abbondio, ma vorrei semplicemente far notare che la Rai ha un contratto di servizio con lo Stato italiano la cui cornice è data dalla Costituzione che, fino a prova contraria, è ancora in vigore e che è nata dalla resistenza al nazifascismo. La Costituzione non è in lockdown.

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Tu ha fatto riferimento alla condanna inflitta da un tribunale della Repubblica a Castellino per aver malmenato due giornalisti, ma anche te, sia pure per fortuna solo a parole, sei stato oggetto di una campagna di odio dai fascisti della tastiera.

Come ho detto in una nostra precedente conversazione, lo ripeto oggi: certi attacchi per me sono una medaglia. Non sono certo un eroe, altri colleghi in prima fila nelle inchieste contro le organizzazioni criminali, diversi dei quali hanno ricevuto minacce di morte e fanno una vita blindata, come la collega di Repubblica Federica Angeli, e non è la sola, possono essere considerati tali, fuor di retorica. Ma la Federazione nazionale della stampa italiana verrebbe meno a un suo dovere se non fosse, come è, al fianco di colleghe e colleghi che sono oggetto di minacce e attacchi, anche fisici, da parte di delinquenti e camice nere. Lasciami aggiungere una cosa: la Rai ha motivato la mancata messa in onda della fiction su Mimmo Lucano adducendo motivi di carattere giudiziario, visto che era in corso un processo. Ora quel processo è finito con l’assoluzione dell’ex sindaco di Riace, mentre Castellino è stato condannato in un processo nel quale la Fnsi è stata parte civile, per reati gravi.  Eppure a questo signore si porge un microfono, mentre si “silenzia” la fiction su Lucano. Lasciami aggiungere che, al di là dell’aspetto giudiziario che pure è importante, trovo francamente inaccettabile, intollerabile, che si sia quasi stabilita una sorta di equiparazione fascismo/antifascismo. Le loro minacce sono addirittura entrate nel capitolo artico 21 della Costituzione. Invece non è così. Finché la Costituzione non lo cambia, per riprendere un’abusata frase di Pertini, il fascismo non è un un‘opinione ma un reato. Si cambi la Costituzione, e allora ne discuteremo, ma allo stato attuale l’apologia del fascismo, dell’antisemitismo, del razzismo, cozza pesantemente con l’articolo 3 e con l’articolo 21. Penso che ci sia stato un lungo clima di disinteresse, di scarsa attenzione, culturale ancor prima che politica, ma questo non autorizza a perpetrare quello che resta un reato. Ci vuole che a un certo punto qualcuno provi anche ad alzare la voce. Ed è quello che molti di noi, la grande maggioranza, stanno facendo. Di certo, non ci ridurranno al silenzio.

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A proposito di Costituzione “dimenticata” o messa in quarantena dal Servizio Pubblico radiotelevisivo. Senza memoria non c’è futuro per una società democratica, ebbe a dire Elie Wiesel, il premio Nobel per la pace, scomparso alcuni anni fa, sopravvissuto ai lager nazisti. Eppure la Rai stava per chiudere Rai Storia…

Un proposito sciagurato che è venuto meno grazie alla grande mobilitazione sui social media, dal pronunciamento di importanti esponenti del mondo della cultura e del giornalismo. Raccontare la Storia, non lasciar cadere su di essa l’oblio, è un compito fondamentale, qualificante, di un Servizio pubblico che fa comunicazione. Soprattutto quando si tratta della storia del nostro Paese, dei suoi momenti più tragici e al tempo stesso eroici, come è stata la resistenza al fascismo. Ora, io non sono mai stato un sostenitore della via giudiziaria al giornalismo, non mi appartiene come cultura e modo di concepire il mestiere, così come mi sono sempre battuto e continuerò a farlo, contro ogni forzatura censoria.  Tuttavia non è che si possa chiudere questa vicenda nel silenzio, come fosse normale dare spazio e voce a squadristi e picchiatori. Una discussione va aperta, e spero, anzi sono certo, che l’Usigrai non si sottrarrà a questo impegno.

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