Diego Armando Maradona era un personaggio internazionale. Tra i pochi, possiamo dire, davvero noti e popolari in tutto il mondo.
Sulla scena da decenni, nel nome del calcio era notissimo in tutti i continenti, dalla sua America Latina al Nord America dall’Asia all’Africa all’Oceania all’Europa, nelle grandi città fimo ai più sperduti villaggi.
E la sua morte è stata commentata in tutto il mondo, con il cordoglio di grandi leader politici, del Papa, del mondo della cultura e dello sport.
A raccontare le reazioni alla morte del grande giocatore c’era l’imbarazzo della scelta viste le tante personalità che ne hanno parlato, spesso avendolo conosciuto.
Ma nella nostra Rai da rifondare da capo a piedi, dove la politica interna – anche nella forma di politichetta – viene prima di tutto non sono riusciti nemmeno nel racconto della morte di Maradona a infilarci la dichiarazioncina del politico di turno.
Passi De Magistris, sindaco della città che ha fatto di Maradona un mito e che gli intitolerà lo stadio. Passi per De Luca presidente della regione Campania che ha Napoli come capoluogo.
Ma era proprio necessario nei servizi Rai infilarci il commento di Salvini, Meloni e Zingaretti?
Ovviamente non era necessario. Anzi era inutile e perfino stucchevole, visto che i tre già sono presenti quasi tutti i giorni come il prezzemolo per parlare di altri temi.
Ma si vede che nel servizio pubblico partiti-dipendente proprio non ce la fanno. Siamo oltre il provincialismo. Siamo al servilismo preventivo.