di Gianluca Santilli
Una calda serata di luglio del 2010. In quegli anni ero il responsabile della comunicazione del Pd di Roma. Con Gianni Cipriani avevamo avuto l’idea di invitare Gianni Minà alla Festa dell’Unità. Erano anni che il grande giornalista mancava. Era stato considerato troppo “barricadero” e non lo avevano più invitato.
Ed io pensavo che non avrebbe mai accettato. E invece Cipriani, che di Minà era amico e aveva con lui collaborato a lungo, mi chiama e mi dice: “Gianni viene e anche molto volentieri!”. Lo comunicai al segretario romano del Pd, Marco Miccoli che ne fu felice.
Ma chi non stava nella pelle era il tesoriere, Carlo Cotticelli, che adorava ascoltare i racconti di Gianni.
Predisponemmo tutto, dal palco alla cena.
E Gianni si ritrovò a casa sua, in mezzo alla sua gente. Prima il dibattuti, poi continuò a raccontare le sue avventure per quasi due ore. Tra Fidel, Cassius Clay, Maradona, il sub-comandante Marcos, ti faceva vivere i suoi momenti. Tanto pubblico e un’accoglienza calorosissima.
Poi andammo a cena, lì in uno dei ristoranti della Festa, e continuò a raccontare, a deliziarci con i suoi aneddoti e le sue storie di una vita meravigliosa. Eravamo io, Minà, Cipriani e Cotticelli. Minà ci disse che era stato molto contento a tornare in una Festa de l’Unità dopo un bel po’ di anni.
Ci mancherai Gianni.