Non so se anche a voi sia capitato in questi giorni di fine luglio in questa “torrida” estate 2023 (e sottolineo torrida estate 2023) di ricevere da più amici e amiche un messaggio, un forte appello di padre Alex Zanotelli, un grido di dolore verso l’indifferenza che avvolge i complessi problemi geo-politici del continente africano.
Le parole di Zanotelli mirano a colpire al cuore nel denunciare i massacri in Congo, Sudan, Eritrea, Somalia, Ciad, Centrafrica, solo per fare alcuni esempi, bagni di sangue che si trascinano da decenni e in cui noi occidentali ci disinteressiamo, salvo lucrarci di tanto in tanto. Ebbene, questo appello, circolante in questi giorni di “torrida” estate 2023 su WhatsApp, è stato pubblicato il 27 luglio 2023 sul sito di Repubblica. Ma con una semplice ricerca su Google, ho notato che l’appello risaliva a luglio 2017, epoca in cui si trova traccia di pubblicazione sul sito del Fatto Quotidiano: avete letto bene, l’appello di padre Zanotelli risale a sei anni fa ed è del tutto identico a quello che gira su WhatsApp in questi giorni.
La prima riflessione è che basta fare una rapida verifica per capire come purtroppo le drammatiche e preoccupanti parole di Zanotelli siano sempre tragicamente attuali: anche dopo sei anni, di Africa, i media italiani parlano solo quando la Meloni stringe un accordo col dittatore di turno affinché arrivino meno disperati sulle nostre coste. Altra facile constatazione è la superficialità con cui i media in genere ( oggi è toccato a Repubblica ma negli anni precedenti sono stati altri siti e giornali a cadere nella trappola di quel principio dell’appello in cui si fa riferimento all’estate torrida) trattano le notizie e tutto ciò che viene diffuso nelle chat dei social. Si comprende ancora una volta la scarsa attenzione dei media italiani sui fatti dell’Africa, visto che non ci si accorge che si tratta di un appello già inoltrato anni fa: ma come è possibile che nell’anno 2023, con tutti gli strumenti informatici a disposizione,
il signor Google è soltanto il primo fra questi, nessuno o quasi fra chi lavora ad un sito importante come quello di Repubblica si sia domandato da dove provenisse un appello che circolava sui social e che, presumo, non girasse attraverso un comunicato stampa? Costa gran fatica fare una rapida ricerca? Ma forse chiedo troppo, anche fra i giornalisti si lavora sempre peggio, troppo affaccendati a cercare lo scoop e a rincorrere i genitori del giovane femminicida o la sorella della giovanissima vittima. L’ appello di Zanotelli ci fa riflettere su come è ridotto il mondo dell’informazione italiana in questa torrida estate (si, perché magari anche il caldo può influire sul modo di fare informazione), un mondo in cui si studia sempre meno, l’altro giorno un giornalista di radio RAI l’ho sentito pronunciare Belice con l’accento sbagliato ed era un giornalista RAI non una delle voci di “Viaggiare informati”!
Concludo augurandomi che tutte le testate italiane pubblichino l’appello di Zanotelli almeno una volta l’anno, ovviamente al culmine di una estate torrida, perché i problemi dell’Africa sono tremendi e c’è poco da scherzare, il recentissimo colpo di stato in Niger, con la deposizione di un governo democratico, lo dimostra ancora una volta.