Un servizio pubblico sdraiato a tappetino sulle posizioni di Netanyahu e che nemmeno di fronte ad un massacro condannato dalla quasi totalità
Ieri a `Domenica In´ su Rai 1 abbiamo assistito a scene inaccettabili: la tv di Stato non può continuare a giustificare quanto sta accadendo a Gaza».
Così, in una nota, Iacopo Melio, esponente del Pd in Consiglio regionale della Toscana e attivista per i diritti umani, sociali e civili. «L’ambasciatore israeliano ha detto che Ghali avrebbe incitato all’odio per aver detto `stop al genocidio´. Secondo Maurizio Gasparri i vertici della Rai dovrebbero scusarsi con le autorità di Israele e attuare interventi riparatori – scrive Melio nella nota – Scambiare la richiesta di pace e umanità con odio significa essere doppiamente complici della tragedia che si sta consumando da 75 anni in Palestina, contro qualsiasi civile, senza fazioni».
Sempre a proposito di `Domenica In´ il consigliere regionale dem aggiunge: «A Dargen D’Amico una giornalista ha chiesto circa la sua dedica ai bambini, così Dargen ha iniziato a rispondere, ma Mara Venier lo ha interrotto farfugliando qualcosa tipo `Siamo qui per parlare di musica e divertirci. Questi sono temi importanti ma ci vuole il giusto tempo per approfondirli, non possiamo farlo in due parole´, portandolo perfino a scusarsi, e lo ha congedato lanciando subito la cantante Clara. Il microfono però le è rimasto aperto, così quando si è avvicinata ai giornalisti si è sentito in lontananza `Non mettetemi in difficoltà´, e i giornalisti hanno annuito».
Secondo Melio «Mara Venier ha dovuto seguire le direttive della tv di un Governo schierato», ed «è stato vergognoso chiudere il programma leggendo il comunicato Rai firmato da Roberto Sergio per ribadire vicinanza e solidarietà solo e soltanto allo Stato di Israele, ricordando la strage del 7 ottobre – drammatica e assolutamente da condannare come qualsiasi forma di terrorismo, lo ribadisco anche io – e non anche mezzo secolo di oppressione dei civili palestinesi».
«Una tv di Stato che dovrebbe fare servizio pubblico ma non riconosce più il valore della pace è inaccettabile», conclude.