Torna stasera giovedì 15 febbraio, in prima serata, su Italia 1, lo spin-off de “Le Iene” dal titolo “Le Iene presentano: Inside”. Nella prima puntata dal titolo “Chi ha ucciso Serena?” l’inchiesta di Veronica Ruggeri e Alessia Rafanelli dedicata al delitto di Arce, il paesino in provincia di Frosinone in cui venne uccisa la giovane Serena Mollicone.
Proprio in questi giorni, a distanza di ventitré anni e dalla sentenza di primo grado che ha assolto dai capi di accusa tutti gli imputati, si sta celebrando il processo di secondo grado. Accusati di essere gli autori del delitto l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ai tempi dell’omicidio comandante della stazione di Arce, e suo figlio Marco, coetaneo della vittima. Nella puntata le testimonianze di tutti i principali protagonisti, contenuti inediti e un’analisi che ricostruisce dettagliatamente l’intera vicenda, ancora completamente irrisolta.
I fatti:
Nel giugno del 2001 Serena Mollicone venne trovata morta in un bosco. Secondo l’accusa, a seguito degli accertamenti del RIS svolti quasi vent’anni dopo i fatti, fu comprovato che l’omicidio avvenne all’interno della caserma dei Carabinieri di Arce, dove la ragazza entrò e non ne uscì più in vita.
Nell’aprile del 2019 la Procura della Repubblica di Cassino chiuse le indagini preliminari notificando il relativo avviso agli indagati: 5 persone, di cui 3 carabinieri. Nel luglio 2019 la Procura chiese il rinvio a giudizio degli indagati. Nel frattempo, Guglielmo Mollicone, il padre di Serena, morì il 31 maggio 2020 in seguito a un infarto. Il processo di primo grado iniziò il 19 marzo 2021 presso la corte d’Assise di Cassino. Al termine della fase dibattimentale durata 46 udienze, l’accusa chiese rispettivamente 30, 24 e 21 anni di reclusione per Franco, Marco e Anna Maria Mottola; per i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano vennero chiesti 15 e 4 anni, ma il 15 luglio 2022 i giudici della Corte di Assise di Cassino emisero l’assoluzione dai capi di accusa di tutti i cinque gli imputati.
La ragazza però non fu l’unica vittima di questa storia. L’11 aprile del 2008, in una diga, un posto piuttosto isolato, venne ritrovata una macchina dove giaceva il cadavere di Santino Tuzi, un brigadiere che indagò proprio sul caso di Serena. A seguito delle prime analisi venne stabilito che si trattò di un suicidio a causa di una presunta depressione. Eppure, quella scena apparve da subito strana: dalla pistola di Santino mancavano due colpi, ma nel suo corpo ne venne trovato solo uno.