Paolo Virzì presenta il sequel di "Ferie d'Agosto": ecco "Un altro Agosto", la tragica commedia 28 anni dopo
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Paolo Virzì presenta il sequel di "Ferie d'Agosto": ecco "Un altro Agosto", la tragica commedia 28 anni dopo

Paolo Virzì presenta "Un altro Agosto": “Si respira aria di tragedia ma è una commedia che fa emergere risorse inaspettate. Magari quel bambino che ascolta i racconti su Ventotene sarà il prossimo leader della sinistra”.

Paolo Virzì presenta il sequel di "Ferie d'Agosto": ecco "Un altro Agosto", la tragica commedia 28 anni dopo
Paolo Virzì e Sabrina Ferilli sul set di "Un altro Agosto"
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5 Marzo 2024 - 11.18


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Paolo Virzì presenta il sequel di “Ferie d’Agosto” e, a 28 anni di distanza, torna a Ventotene con “Un altro Agosto”. “Il film uscì nel 1996, lo girammo tra settembre e ottobre del ’95 ma in realtà l’abbiamo scritto nel ’94, all’alba di una nuova stagione. Che forse, oggi, si è esaurita: raccontiamo l’inizio di un’altra”.

“Ci arrivo dopo numerose e ostinate sollecitazioni, all’epoca fare subito un seguito mi sembrava una furbata. Poi, a luglio 2021, ero a Bologna per presentare il restauro del film e, a fine proiezione, tutti invocavano il sequel. Io spiegavo che, no, non era il caso, Ennio Fantastichini e Piero Natoli, due amici indimenticabili, non ci sono più”. 

“Allora uno spettatore mi ha chiesto: ‘davvero ha paura di affrontare il tema della morte?’. Mi ha colpito. Poi di notte ho sognato i confinati di Ventotene, Spinelli, Colorni, Rossi, Pertini, Ravera e gli altri. Insieme a loro, Ennio e Piero. E Piero mi diceva: ‘dai, non fare il prezioso’. Eccoci qua”. Le assenze dei due attori entrano nella narrazione di Un altro Ferragosto: “La loro assenza, anziché scoraggiarmi, mi ha dato la voglia di tornare su quella storia. Il lutto della famiglia Mazzalupi è un asse del racconto”.

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“Per i personaggi è un bilancio: il tempo che passa, come si invecchia senza diventare maturi, come ci si scopre più fragili. Ma lo è anche per me. Quando ho fatto Ferie d’agosto ero al mio secondo film: non sapevo niente, l’ho girato male, mi interessava raccontare i desideri, le fragilità, i modi ruvidi ma caldi dei personaggi. Oggi, almeno tecnicamente, penso di essere un po’ più bravo”. 

“Anche la scelta di Ventotene era vaga, un’allusione non esplicitata: quell’isola è cambiata, non è più la spartana rocca di tufo, ma resta il simbolo dell’idea fondativa della convivenza civile del dopoguerra. E tornarci oggi era importante, mentre esplodono le guerre e la democrazia è in crisi”.

“Si respira aria di tragedia ma è una commedia che fa emergere risorse inaspettate. Spero sia un regalo, perché non tutto è perduto: magari quel bambino che ascolta i racconti su Ventotene sarà il prossimo leader della sinistra”.

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