Franco Di Mare rivela di avere un cancro da cui non si guarisce: colpa dell'amianto respirato nei teatri di guerra
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Franco Di Mare rivela di avere un cancro da cui non si guarisce: colpa dell'amianto respirato nei teatri di guerra

 Il giornalista Franco Di Mare, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, sul Nove, ha rivelato di avere un cancro. «Ho un mesotelioma, un tumore molto aggressivo

Franco Di Mare rivela di avere un cancro da cui non si guarisce: colpa dell'amianto respirato nei teatri di guerra
Fabio Fazio e Franco di Mare
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28 Aprile 2024 - 22.16


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 Il giornalista Franco Di Mare, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, sul Nove, ha rivelato di avere un cancro. «Ho un mesotelioma, un tumore molto aggressivo – ha spiegato Di Mare, che ha collegato la malattia alla sua attività di inviato di guerra: Il mesotelioma, ha detto, è causato dall’aver respirato «le particelle di amianto presenti nell’aria» una malattia che può avere «una incubazione lunghissima, fino a 30 anni, e quando si manifesta è troppo tardi», «non si guarisce» anche «se la scienza va sempre avanti». 




«Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo». Ad affermarlo a `Che tempo che fa´ è il giornalista Franco Di Mare, spiegando che la malattia è «legata alla presenza di amianto nell’aria e si prende tramite la respirazione di parcelle di amianto, senza rendersene conto». 

«Questo tubicino che mi corre sul viso è un tubicino legato a un respiratore automatico e mi permette di respirare in modo forzato, ma mi permette di essere qui a raccontare, a parlare con te» spiega, condividendo il suo dramma con gli spettatori di Fabio Fazio.

«Ho avuto una vita bellissima. Le memorie che ho sono memorie piene di vita. Non voglio fossilizzarmi attorno all’idea di morte. Mi voglio legare all’idea che c’è la vita. Quello che mi dispiace tanto è scoprirlo solo adesso. Non è ancora tardi», sottolinea Franco di Mare.

«Ho avuto una vita bellissima, una vita veramente bella. Le memorie che ho sono memorie piene di vita. Non voglio fossilizzarmi attorno all’idea di morte. Mi voglio legare all’idea che c’è una vita. Quello che mi dispiace tanto è scoprirlo solo adesso». Così FrancoáDiáMare, storico giornalista Rai, a lungo inviato in teatriádi guerra nella ex Jugoslavia, annunciando a `Che Tempo che Fa´ diáFabio Fazio – dove ha presentato il suo libro `Le parole per dirlo´ – di aver contratto un mesotelioma, una forma di tumore legata all’amianto.

«Non è ancora tardi, non è ancora finita. Perchè come dice un allenatore di calcio che a te piace molto, Vujadin Boskov…’Partita finisce quando arbitro fischia’. E il mio arbitro non ha fischiato ancora», ha aggiunto il giornalista rivolgendosi a Fazio.

La malattia

Secondo il giornalista, l’origine del tumore potrebbe essere rintracciata nella sua esperienza professionale nelle zone di guerra: “Sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci”. 

La scoperta del tumore

Di Mare ha raccontato i dettagli di quel che gli è capitato. Tutto è iniziato tre anni fa. Si trovava sul divano. Fu colto da una fitta terribile tra le scapole. Credeva che fosse un dolore intercostale. Invece era il collasso della pleura, uno pneumotorace: “Pensai: non è niente, passerà. Ho cambiato posizione, mi sembrava di sentirla meno. Ci ho dormito su, però respiravo male. Credevo di avere il Covid, ma i test risultavano negativi. Dopo 20 giorni così, mi decisi a fare dei controlli al Policlinico Gemelli”.

La diagnosi fu devastante. I test evidenziarono che “al posto del polmone destro c’era il nulla. Era collassato insieme alla pleura, la pellicola che lo avvolge. La cassa toracica per metà era vuota. Hanno provato a pompare aria per risollevarlo, non è bastato. Lo hanno riattaccato con una sorta di spillatrice. Prima però hanno fatto una biopsia del tessuto. E infine la diagnosi che non mi lascia scampo”.

E ancora: La malattia era contenuta nella pleura, a parte due puntini in cui era perforata. E da lì, maledizione, il tumore è uscito. La decorticazione mi ha regalato due anni di vita. Poi però, sei mesi fa, c’è stata una recidiva. Si è presentata allo stesso modo. Una fitta acutissima. Stavolta a sinistra. Respiro con un terzo della capacità polmonare”.

I dirigenti Rai mi hanno ignorato, si devono vergognare

E con la Rai? Come è finita? “Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ad al capo del personale. Nessuna risposta”.

“Con alcuni (dei vertici, ndr) prendevo il caffè ogni mattina – ha aggiunto il giornalista -. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro”.

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