Lo chiamavano Bocchino di rosa
Top

Lo chiamavano Bocchino di rosa

A prescindere da ciò che dice, la sua costanza e la fedeltà per il suo amore lo porteranno a essere il Vittorioso al tempo della destra al potere. Finché Capalbio non risorgerà.

Lo chiamavano Bocchino di rosa
Preroll

Maurizio Boldrini Modifica articolo

13 Giugno 2024 - 21.46 Culture


ATF

Come nella canzone di Fabrizio De André, Italo Bocchino mette l’amore sopra ogni cosa. Un amore uno e trino: per la sua Premier, per il suo partito e per il suo governo. La felicità per aver conquistato quello spazio mediatico che troppo a lungo le era stato negato per il veto imposto dai salotti della sinistra e dai loro complici nel sistema mediatico.

Al tempo della Capalbio crollata, è alfine arrivata la stagione della “Grande Bouffe” della destra: non c’è talk-show che non lo inviti; non c’è acceso dibattito che non lo veda protagonista, combattente di piglio nel difendere strenuamente il suo grande amore. Si spinge, ardito, a polemizzare e far indiavolare il ” Maestro” (così l’ha definito), Massimo Cacciari, sui motivi dell’astensionismo. La Lilli Gruber lo mostra come un Moloch della sua imparzialità messa troppo spesso in discussione dagli stessi amori di Italo Bocchino.

Le reti televisive pubbliche e private se lo contendono. Gran polemista, con un aplomb degno di un signore d’altri tempi, attento al vestito e alla cravatta, pulito nell’uso della lingua, arguto nell’individuare i punti deboli dell’avversario di turno e nel dissertare anche sui temi più spinosi. Insomma, la vuole vinta e spesso la vince.

Leggi anche:  Figli di papà, grane di famiglia: da Hunter Biden agli eredi Grillo e La Russa

L’esatto contrario della figura del militante d’estrema destra che il popolo di sinistra si aspetta. Insomma: un manifesto per la svolta centrista della Premier. 

Andrà a finire come finisce la mitica canzone di De André: “Alla stazione c’erano tutti/ Dal commissario al sacrestano/ Alla stazione c’erano tutti/ Con gli occhi rossi e il cappello in mano/ A salutare chi per un poco/ Senza pretese, senza pretese/ A salutare chi per un poco/ Portò l’amore nel paese”.

A prescindere da ciò che dice, la sua costanza e la fedeltà per il suo amore lo porteranno a essere il Vittorioso al tempo della destra al potere. Finché Capalbio non risorgerà.

Native

Articoli correlati