di Adelmina Meier
Seguita l’edizione delle 20, si potrebbe dire che il TG1 è bocciato in Storia. L’uno agosto 2024 si registra uno storico scambio di prigionieri tra l’Occidente e la Russia di Putin, e l’evento – forse perché la Meloni è relegata a leggere dell’evento sui giornali on line – il Tg di Chiocci lo impagina un quarto d’ora dopo la sigla.
Al di là delle piccinerie e dell’incapacità di leggere oltre le mura aureliane, è grave non capire il valore dell’evento, assolutamente inedito, e che arriva quando tutto faceva pensare ad un cielo inesorabilmente cupo sul mondo, vuoi perché siamo a 890 giorni dalla cruenta invasione dell’Ucraina – 890 giorni di lutti in entrambi le parti in trincea, e con stragi di civili in Ucraina – vuoi per l’irreparabile che appare nella regione mediorientale, con gli ultimi sviluppi tra Israele, Palestina, Libano e Iran.
Uno spiraglio? Uno squarcio di luce nel buio? Forse. E’d’obbligo sperare, anche se lo scambio risponde a interessi dell’una e dell’altra parte. Appaiono particolari e inquietanti quelli di Mosca.
Nello scambio, colpisce il peso e il valore di una e dell’altra partita. L’Occidente ha messo sul piatto nobili voci del dissenso che rischiavano di morire in carcere come Navalny, giornalisti, attivisti che hanno rischiato tutto per farvalere i principi della convivenza civile e della democrazia, agognata in un Paese prigioniero di un tiranno cresciuto nei Servizi dell’Unione Sovietica. Dall’altra, impressionanti le immagini dell’accoglienza di Putin per chi ha voluto fortissimamente riscattare: tappeto rosso, guardia d’onore, e fiori a chi scendeva dalla scaletta. Per lo più, assassini e spie, e tra loro, il più “prezioso”, Vadim Krasilov, un ufficiale dell’FSB condannato all’ergastolo in Germania, colpevole dell’omicidio di un georgiano non proprio gradito a Putin. E Putin lo ha sempre difeso, per aver agito “da patriota”,
Al di là degli interessi di Putin e di Biden, resta l’evento, resta la possibilità di tirare un sospiro di sollievo per la libertà che si è riusciti a dare a uomini e donne che con coraggio hanno anteposto l’impegno civile alla propria vita. Perché nelle carceri di Putin si muore, lo ha testimoniato con un estremo sacrificio Alexei Navalny, sorte che probabilmente attendeva un altro uomo coraggioso come Kara-Murze, che mai aveva voluto lasciare la sua Patria, aspettando fiducioso la caduta del dittatore. Dicendo e ripetendo, che la caduta di Putin è più vicina di quanto non si pensi. Sarebbe l’unica possibilità per un ritorno a casa.
Vedremo, intanto oggi abbiamo vissuto una pagina di Storia, peggio per chi non ha saputo leggerla.