Musk siede alla destra di Trump, bacia e abbraccia la Meloni e si pappa il servizio pubblico
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Musk siede alla destra di Trump, bacia e abbraccia la Meloni e si pappa il servizio pubblico

Il Tg1 delle 13 di questo 12 novembre denso di nubi ci racconta di un passaggio di testimone. Di dove dirottare l'Italia democratica nata dalla Liberazione al fascismo si occupa ora Elon Musk.

Musk siede alla destra di Trump, bacia e abbraccia la Meloni e si pappa il servizio pubblico
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12 Novembre 2024 - 17.45


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di Adelmina Meier

Pensavamo ancora che Costituzione e assetto democratico del nostro Paese dovessero fare i conti con l’immortale disegno di Licio Gelli e i suoi progetti distruttivi sulla magistratura, visto da lui, dalla P2 e soci, uno scomodo baluardo ai tentativi eversivi, sia quelli con in campo la manovalanza fascista, sia quelli più subdoli, travestiti da “riforme”.

E invece no, il Tg1 delle 13 di questo 12 novembre denso di nubi ci racconta di un passaggio di testimone. Di dove dirottare l’Italia democratica nata dalla Liberazione al fascismo si occupa ora Elon Musk. Le sue parole “Questi giudici devono andarsene!”, arrivate a noi e al Tg1 dal suo social, X, sono rivolte ai magistrati che, leggi e decreti alla mano, hanno giustamente dubitato di norme “melo-salviniane” introdotte a dispetto di altre norme europee che hanno il primato. Senza neanche scomodare i Diritti dell’Uomo.

Musk dispone sul destino dei magistrati italiani sedendo alla destra di Trump. Lo sorreggerà per l’intero mandato, moltiplicando i suoi miliardi, lo guiderà nella più grande deportazione della Storia. E vuole che, nel suo piccolo, l’Italia della sua amica Meloni, si muova nello stesso senso. Se i magistrati si frappongono, volendo fare valere la legge, siano spazzati via. Anzi, sotto la loro casa si facciano intanto trovare i migranti che a suon di milioni la Meloni fa viaggiare per il Medioterraneo solo per una laida propaganda politica che punta più che alla pancia, all’intestino del Paese.

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Il Tg1 non ha dubbi sul ruolo di Musk, e che Musk non può certo avere in Italia, pena riconoscerli quella di grande eversore. Non ha dubbi su chi debbano essere i protagonisti del confronto politico democratico, non ha proprio idea di giornale, mi pare. Forse di giornale – in questo caso di Telegiornale – più che di partito, di parte. Solo di parte, e spudoratamente ben ben definita, apertamente ostile al nostro assetto democratico. Questo è un oltraggio al Servizio Pubblico.

Ma al Tg1 ( e alla sua redazione, sigh…) poco importa, Musk è amico della Meloni, si scambiano visite, abbracci, baci e riconoscimenti, e questo basta al Tg1 e alla sua redazione. Afona. Alle ortiche tutto, anche quello che ha resistito al predecessore italico di Musk. Quello che a Bologna pagò per realizzare la strage alla stazione.

Ecco, nello stesso Tg dal Musk che diventa quasi vertice istituzionale italiano alla Bologna della strage firmata Gelli, il passo è breve. Nel Tg1 che apre con Musk c’è un servizio su quel che è accaduto con la provocazione fascista a Bologna, ben orchestrata nei modi e nei tempi. Naturalmente il racconto fatto dal Tg1 omette, lo nasconde nelle pieghe e tra le parole di due sindacalisti di polizia scelti ad hoc; omette quel passaggio che ha visto modificare il percorso fascista (per il TG1 restano “patrioti”). Relega in cosa e a due parole il sindaco di Bologna, e fa dire alla prefettura che “non c’erano motivi ostativi” a questa scelta quando invece i fatti hanno dimostrato che i motivi c’erano, ma sono stati bypassati con danno, forse anche con dolo.

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Mala tempora currunt.

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