Notte di tensione a Chiomonte, con almeno 600 manifestanti che per quattro ore hanno impegnato la polizia simulando un “assedio” all’area prescelta per il cantiere di avvio della Tav Torino-Lione, trentamila metri quadrati recintati e protetti da agenti e carabinieri, con il supporto di finanzieri, forestali e 150 alpini della Taurinense. I dimostranti hanno attaccato il “fortino” della Maddalena con lancio di bengala e puntatori laser, frastornando i “difensori” con cori, tamburi e bastoni sbattuti ritmicamente sulle recinzioni, intaccate in più punti. «Non daremo tregua alla militarizzazione della valle di Susa, imposta per un’opera devastante e inutile», dicono i No-Tav, cui la polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni.
Secondo la questura di Torino i manifestanti, «molti dei quali legati all’area dell’autonomia e dei centri sociali, ma anche diversi valligiani» si sono Chiomonte, 23 luglio: la polizia “assediata” dai No Tavavvicinati alla recinzione e, «con la tattica del mordi e fuggi, hanno innescato una vera e propria guerriglia». L’attacco, racconta l’agenzia Ansa, è stato portato in tre punti: alla centrale elettrica di Chiomonte subito dopo l’assemblea conclusa dall’intervento di Claudio Cancellli, uno dei docenti universitari che sostengono la causa No-Tav, poi sotto il viadotto Clarea dell’autostrada Torino-Bardonecchia che è stata chiusa al traffico per ragioni di sicurezza, e all’area archeologica della Maddalena dove le vestigia neolitiche risalenti a seimila anni fa erano state quasi cancellate durante gli scontri del 3 luglio scorso, secondo i No-Tav per colpa di una ruspa cingolata che ha devastato il sito archeologico.
«Alcune centinaia di manifestanti – scrive “La Stampa” – dopo aver accatastato fascine di legna, rami e altri manufatti, hanno appiccato incendi e hanno cominciato anche una fitta sassaiola contro le forze dell’ordine». La recinzione del “fortino” protetto dalla polizia (il “non-cantiere”, lo chiamano i No-Tav) avrebbe subito danni, e la carreggiata dell’autostrada sarebbe stata «invasa dalle pietre». Sempre secondo la questura torinese, attorno all’area archeologica e anche sulla riva opposta della Dora Riparia, all’altezza del ponte tibetano che scavalca il fiume, un gruppo di dimostranti avrebbe Chiomonte, 23 luglio: agenti “assediati” dai No Tavanche «scagliato bulloni, probabilmente con fionde». Non si registrano in ogni caso feriti.
A segnare la fine delle ostilità, dopo ore di tensione nel buio più fitto, lo scoppio di un grosso fuoco d’artificio: proprio i fuochi pirotecnici avevano prima “salutato” l’arrivo della polizia all’alba del violento sgombero del presidio No-Tav di Chiomonte, e poi segnalato la momentanea “riconquista” simbolica del sito, durante la “battaglia” del 3 luglio, con migliaia di manifestanti impegnati nei boschi in aspri confronti ravvicinati con gli agenti, che spararono lacrimogeni tossici ad altezza d’uomo ferendo decine di persone. Sul caso, il pool di avvocati No-Tav ha annunciato un’azione legale contro eventuali abusi della polizia, come quello ai danni del giovane militante bolognese che dopo il fermo ha riportato fratture a un braccio e al setto nasale.
Quello che i No-Tav chiamano “assedio” era stato annunciato per la notte fra il 22 e il 23 luglio; secondo il movimento che si oppone alla Torino-Lione, fa parte di una serie di iniziative di “resistenza e autodifesa”, per contestare duramente l’uso della forza a cui le autorità hanno fatto ricorso per l’occupazione dell’area dove si vorrebbe aprire il cantiere per la linea ferroviaria ad alta velocità fra Italia e Francia. Un’opera che i centomila abitanti della valle di Susa contrastano da vent’anni, ritenendola devastante per il territorio, ma soprattutto costosissima – 20 miliardi di euro, a carico delle generazioni future – e purtroppo inutile: tutti gli studi universitari manifestante No Tavdicono che la Torino-Lione non servirebbe a nulla (l’attuale linea Torino-Modane che già attraversa la valle di Susa è semideserta), mentre le autorità nazionali, regionali e torinesi non sono ancora riuscite a dimostrare, conti alla mano, l’effettiva utilità dell’infrastruttura, spacciata per “strategica”.
Il silenzio assordante delle istituzioni, finora a corto di spiegazioni (muti sulla Tav ma prontissimi, in compenso, a criminalizzare preventivamente i valsusini che vi si oppongono), è la fonte primaria di qualsiasi tensione sul territorio: è evidente che i sindaci della valle e persino i tenacissimi No-Tav si rassegnerebbero a prendere in considerazione eventuali prove a sostegno dell’utilità della Torino-Lione, ritenuta invece una pericolosa minaccia finanziaria per l’Italia, a unico beneficio della “casta del cemento”: costruttori, partiti e banche, con anche l’ombra della “nuova mafia”, quella che usa il ghiotto forziere pubblico delle grandi opere per riciclare denaro sporco.
Fonte: [url”Libre”]http://www.libreidee.org/2011/07/fuochi-e-bengala-assediato-il-fortino-tav-di-chiomonte/[/url]