Il Coordinamento nazionale del Forum del Terzo Settore ha discusso i recenti provvedimenti economici proposti dal Governo esprimendo un giudizio negativo sulle misure in essi contenute.
Dal 2008 il nostro Paese vive in uno stato di crisi economica e non registra segnali di risalita e “in questa situazione, che sta diventando drammatica, ed è l’effetto perverso di questo modello di economia e di finanza, il Governo deve trovare il coraggio di attuare riforme strutturali volte a rilanciare il futuro del Paese”.
Invece, spiega in una nota il Forum Terzo Settore, “questa manovra è un ennesimo tentativo emergenziale per coprire un deficit finanziario, ma continua a non intervenire sui problemi del nostro sistema economico e non fornisce contributi per l’uscita da una condizione di forte insicurezza sociale”.
In un momento in cui ai cittadini viene richiesta una forte assunzione di responsabilità, “i tagli lineari – si legge ancora – vanno a colpire in maniera indifferenziata, penalizzando in particolare i più deboli che si trovano a pagare le conseguenze più gravi di questa crisi. La forbice sociale sta aumentando, anziché diminuire. E la coesione sociale del nostro Paese sta per saltare, mentre la dialettica politica di maggioranza ed opposizione sembra non tener conto del bene del nostro Paese”.
E’ in un momento come questo, invece, che il Paese dovrebbe ricevere segnali di rassicurazione, accusa l’associazione che rappresenta le associazioni di volontariato, “e azioni di sostegno reale per quanti stanno subendo gli effetti più pesanti della crisi e in modo particolare il ruolo delle organizzazioni sociali del terzo settore deve essere supportato”.
Da qui un appello lanciato dal Forum “alle altre parti sociali perché condividano un percorso comune e chiede al Governo che quanto prima venga convocato un tavolo di confronto per affrontare insieme gli effetti della manovra. Crediamo che i costi della manovra debbano essere sostenuti da chi ha maggiormente guadagnato dalla rendita finanziaria, attraverso la ridefinizione del modello di Difesa, e quindi una contrazione delle spese militari, un’azione decisa di contrasto all’evasione fiscale, una razionalizzazione dei costi del sistema istituzionale”.